LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

domenica 26 luglio 2015

BUON ONOMASTICO, ANNE!

Oggi è Sant’Anna. La domanda sorge spontanea: gli ebrei festeggiano l’onomastico? La festa onomastica è comune a quasi tutte le culture per un motivo molto semplice, ovvero il fatto che il nome era la materia prima della celebrazione del compleanno, così se il compleanno apportava la data, il nome apportava il contenuto della celebrazione. In ogni caso credo sia semplicistico rispondere sì, oppure no, alla domanda. In generale l'onomastico è una ricorrenza cristiana in cui si festeggiano tutte le persone il cui nome coincide con quello del santo del giorno nel Calendario liturgico. Dare il nome a un figlio significa, in via generale, dargli un'identità. Dargli il nome di un antenato vuol dire mettere il bambino in una linea di continuità familiare, senza dimenticare la valenza giuridica dell’atto, che consente l’inserimento del neonato nell'albero genealogico di famiglia. Dargli il nome di un santo può significare metterlo sotto la sua protezione e illuminarlo con il suo esempio. E’ questo lo spirito che spinge i cristiani a festeggiare la ricorrenza del proprio nome di battesimo. Nella storia del popolo di Israele che ci narra la Bibbia, Dio cambia e mette il nome alle persone per indicare la loro missione nella vita, come nel caso di Abramo, Sara e Giacobbe, o del cambiamento di nome da Simone a Pietro realizzato da Gesù. È stato Cicerone a introdurre il concetto e il nome dies onomastica per riferirsi alla celebrazione del nome, ma gli storici dicono che si celebrava anche nell'antichità. Erano in genere i bambini a comporre e a provare a scuola poesie che recitavano nella festa che facevano al festeggiato. In ogni caso, con il passare dei secoli questa abitudine si è cristianizzata, celebrando l'onomastico il giorno della festa del santo con lo stesso nome, anche se non coincideva con la data di nascita. Tornando alla “festeggiata”, Anna (il nome deriva dall’ebraico Hannah, che significa grazia, la benefica) è considerata dalla tradizione cristiana la moglie di Gioacchino e la madre di Maria Vergine ed è venerata come santa; i genitori di Maria non sono mai nominati nei testi biblici canonici ma in quelli apocrifi. Anna e Gioacchino erano i genitori della Vergine Maria. Gioacchino era un pastore e abitava a Gerusalemme. Erano una coppia avanti con gli anni e non avevano figli. Anche ad Anna apparve un angelo per annunciargli la nascita di una figlia, che si chiamerà Maria, che vuol dire «amata da Dio». Gioacchino porta di nuovo al tempio i suoi doni: insieme con la bimba dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti senza macchia. Più tardi Maria è condotta al tempio per essere educata secondo la legge di Mosè. Sant'Anna è invocata come protettrice delle donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. Vi lascio con una poesia tratta dal mio libro “Le Pagine Bianche di Anne Frank”: la protagonista si trova ad Auschwitz e in uno dei pochi momenti di pausa dalle fatiche quotidiane, si ritrova nel suo “piccolo giaciglio di paglia”, sorprendendosi a pensare al padre Otto, cui dedica una poesia……. Mio caro Pim, ti sogno di notte e ritorno bambina, quando vidi quel giorno, il mio diario in vetrina. Poche cose ho voluto, nella mia vita di prima…. ma nessuna ho bramato, più della tua stima. Mi hai cresciuta e viziata, in un letto d’amore, mi hai donato di tutto, molto più del tuo cuore. Come posso scordare tutti i tuoi insegnamenti? Il tuo buonumore, i tuoi abbracci possenti? Mi auguravo potesse durare in eterno, invece un bel dì, eravamo all’inferno! Tutti i bei sacrifici, dei due anni in Alloggio, non sarebbero potuti…finire peggio! Lo studio, i litigi e le tante risate, mi sembra che quasi, non ci siano mai state! La vita ora scivola da queste mie mani: se ti avessi vicino, vedrei certo il domani! Sto pregando il mio Dio, perché ti risparmi il tormento ti allevi le pene, rimanendoti accanto! Solamente un augurio, adesso ti voglio fare: che la vita migliori e torni presto a gioire! Il mio affetto e un abbraccio, ti spedisco laggiù…. Ti vogliamo un gran bene, non soffrire mai più! Ho cominciato questo blog il giorno del compleanno di Anne e lo concludo (solo momentaneamente), il giorno del suo onomastico. Ci rivedremo a settembre e……….buone vacanze a tutti!

venerdì 24 luglio 2015

strane coincidenze e una curiosa analogia

Oggi voglio raccontarvi delle strane analogie tra quanto è capitato a me e quello che accade alla protagonista de “La vita di Cady” (Racconti dell’Alloggio segreto, di Anne Frank). Nella storia Anne racconta che Cady è vittima di un incidente; le conseguenze non sono gravi ma nemmeno banali: doppia frattura alla gamba, contusioni varie e trauma al braccio destro. Dopo alcune settimane il padre le compra un diario, dove comincia ad annotare le sue riflessioni. “Cady non aveva mai saputo che ciò potesse procurarle un diversivo e un divertimento così intenso. Ora che era sola aveva molto tempo per riflettere su tante cose. Poi Cady dovette imparare nuovamente a camminare, con tanta pazienza, lentamente, passo dopo passo. Ogni giorno, con l’aiuto di un bastone, prendeva fiducia e riusciva ad arrivare più lontano. Scoprì che la caduta che le aveva comportato tanti guai, aveva però anche i suoi lati buoni.”
Alla stessa maniera di Cady anch’io ho avuto un infortunio, esattamente settant’anni dopo l’inaugurazione ufficiale del suo primo Diario. Il 20 giugno 2012, infatti, mentre mi recavo al lavoro, sono caduto dalla moto procurandomi una doppia frattura al piede, lesioni aggravate al ginocchio e al gomito destro. Anch’io ho provato le stesse sensazioni di paura e di scoraggiamento e, avendo tanto tempo a disposizione, ho cominciato a pensare, a rimuginare e alla fine a scrivere un diario, anzi, il seguito del suo diario! In ultimo, ho dovuto anch’io imparare di nuovo a camminare, proprio come Cady! Insomma, è stato proprio l’incidente che mi ha “comportato tanti guai” ad avermi stimolato, consentendomi di scrivere una cosa che altrimenti non avrebbe mai visto la luce! So solo che spesso mi ritrovavo a scrivere, scrivere e scrivere, senza sapere dove andavo a finire. Se è vero che il mio è un libro costruito (le varie lettere sono state da me assemblate in base alle date degli avvenimenti), è altrettanto vero che, presi singolarmente, i vari episodi sono stati scritti di getto, senza fermarmi un attimo, come il brano del Diario di Margot o la storia “La rosa delle Meraviglie”. Adesso vi racconto un altro paio di episodi che mi sono capitati…. Quando scrissi “Il Vaso di pandora” era una domenica mattina; il pomeriggio vidi un telefilm su RAI4 “Warehouse 13” e il titolo dell’episodio era: “Il Vaso di Pandora”. Lo stesso mi successe quando scrissi quel brano sull’universo che all’inizio recita: “Mi viene quasi da pensare che ci siano più corpi celesti in cielo che granelli di sabbia sulla terra”; mi pareva un’idea un po’ stupida, piuttosto improbabile, e non ero sicuro di lasciarla. La sera vidi un documentario su Focus presentato dall’attore Morgan Freeman, che esordì proprio così: "Ci sono più stelle in cielo che granelli di sabbia sulla terra…." Mi venne un colpo! Ve lo giuro!
E la storia della rosa intitolata ad Anne Frank? “La Rosa delle meraviglie” s’intitola, ed è la stessa rosa che è sulla copertina del libro. Ebbene, quando acquistai il libro di Eva Schloss, “Sopravvissuta ad Auschwitz”, il mio Diario era ampiamente terminato, ma trasalii quando lessi che in Giappone esiste davvero una rosa –intitolata ad Anne Frank- che cambia colore quando appassisce. Ovviamente potrebbero sembrare tutte fandonie, ma le coincidenze sono state davvero tante per essere solo frutto del caso. D’altra parte sono perfettamente consapevole che difficilmente qualcuno mi crederà. Un ultimo episodio prima di salutarvi.
Quando sono stato ad Amsterdam la seconda volta, ero da solo, e giravo tranquillamente a piedi “armato” solo della mia piccola macchina fotografica (poi capirete il perché di “armato!). Avevo una cartina con tutti i punti di interesse relativi ad Anne Frank da visitare, come l’Alloggio segreto, Merwedeplein, la scuola, la Westerkerk etc. Nel corso della giornata m’imbattei in un edificio scolastico, almeno apparentemente mi sembrava lo fosse, perché c’era scritto “Jewish high school” e volli immortalarlo. Poi ebbi dei problemi nel procurarmi il biglietto per il tram e per un po’ andai avanti e indietro cercando di farmi capire in inglese da alcuni indigeni della zona e armeggiando disperatamente con le macchinette che parlano solo il neerlandese. Siccome il mio inglese è molto scolastico, anche chiedere aiuto era difficile, e cominciai a preoccuparmi. A questo punto due imbecilli di poliziotti, piuttosto giovani e tronfi, mi fermarono e cominciarono a parlare prima in olandese e poi in un inglese più arraffazzonato del mio. Indicando la macchina fotografica, cominciarono ad interrogarmi guardandomi con sospetto e chiedendomi se ero ebreo, da dove venissi, dove alloggiassi, etc. Poi cominciai a capire: mi spiegarono che, quella che credevo fosse una scuola, quella che io avevo fotografato, in realtà era l’ambasciata israeliana!!!! Pensavano che fossi un terrorista!! Io mi difendevo cercando di far loro capire che ero un turista e che ero venuto ad Amsterdam per ripercorrere la storia di Anne Frank, di cui avevo scritto un libro, anzi, il seguito del suo diario!!! Immaginate la loro faccia????!!! Mi sono salvato solo perché tra le foto della mia povera macchinetta c’erano quelle dell’ “Heineken experience” e mi lasciarono andare! Ma sicuramente pensarono che fossi un pazzo!!! Vorrei vedere le loro facce adesso, che il libro l’ho davvero pubblicato!!! Ecco le consuete foto del mio plastico: la stanza dei Van Pels
Volevo avvisarvi che da oggi, sino alla fine di luglio, il mio libro è in offerta a soli 12€; questo per incentivare le vendite sul canale on line de "www.ilmiolibro.it" che garantisce consegne in 3 giorni esatti, così potete farvi una bella lettura sotto l'ombrellone facendo anche un po' di beneficenza in nome di Anne Frank. Che ne dite? La versione ebook non è ancora pronta. Un abbraccio a tutti. http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/categoria/124347/le-pagine-bianche-di-anne-frank/

martedì 21 luglio 2015

IL NUOVO ALLOGGIO SEGRETO DI ANNE: LA SUA TESTA!

Il destino ha voluto che le sorelle Frank riuscissero a resistere agli orrori di Auschwitz e a quelli di Bergen-Belsen, fin quasi alla fine della guerra. In base ai diversi racconti delle sopravvissute che affermano di averle incontrate, ho provato a raccontare quello che dev’essere stato lo sconvolgimento interiore dell’oramai sedicenne Anne Frank, a quel tempo ancora sconosciuta al mondo, che cerca a tutti i costi di sfuggire alla morte solo con la forza dei propri pensieri. Ho desiderato immaginarmela serena e positiva nelle insidie del campo di Westerbork, in preda alla paura e ai dubbi e tuttavia risoluta, durante la terrificante prova nel lager di Auschwitz. Ho ritenuto infine che, pur in preda alla disperazione, fosse ancora forte e mai doma negli ultimi giorni di prigionia a Bergen-Belsen, incrollabile nella sua fede, insieme con Margot, di cui diventa sostegno e conforto e dalla quale rimarrà separata solo per poche ore, prima di riappacificarsi con Dio. Se avesse potuto continuare a scrivere, quali sentimenti avrebbe confidato al suo diario e quali parole avrebbe usato per descrivere l'impossibile? Che cosa avrà provato realmente in quei momenti di disagio e di disperazione? Sarebbe riuscita a mantenere quel filo di ottimismo nei confronti della vita e a conservare quella sua voglia di vivere e godere della natura? Nessuno può saperlo con certezza e cercando di attenermi -comunque il più possibile- alla realtà storica dei fatti, ho confidato fortemente nell’idea che Anne, pur nello strazio della deportazione, abbia realmente vissuto momenti in cui si sia rifugiata nei propri pensieri, desiderando con tutto il cuore di poterli trascrivere da qualche parte. Mi è piaciuto raccontare di come abbia voluto a tutti i costi continuare a comporre il suo diario, anche se solo idealmente, rivolgendo le proprie riflessioni interiori alla sua amica Kitty. Così, poco per volta, sulle sue “pagine bianche” comincia ad annotare le sofferenze patite, riportandovi i suoi ricordi più preziosi, trascrivendovi gli umori mutevoli e affidandovi le speranze per il futuro, dando sfogo, insomma, ai suoi sentimenti, ultima risorsa di cui valersi per restare aggrappata alla vita. E’ un’ambizione che troviamo apertamente dichiarata già nel suo Diario e che si evince anche tra le righe di due suoi racconti: “Il sogno di Eva” e “Katrientje”. Mercoledì 7 ottobre 1942 scrive: “Provo a immaginare che…vado in Svizzera.” Domenica 18 ottobre 1942: Anne arriva a ipotizzare di fare coppia con il cugino Bernd in uno spettacolo di pattinaggio, immaginando poi di girarne addirittura un film. Martedì 10 agosto 1943: “Un’idea nuova: a tavola parlo più con me stessa che con gli altri….”. Giovedì 6 gennaio 1944: “Ne parlo tra me. Proprio perché non parlo mai di me e di queste cose con nessuno…”. Mercoledì 12 gennaio 1944:”Prima, a casa, quando non pensavo ancora tanto…” Martedì 8 febbraio 1944: “Sto frugando in tutti i campi in cui c’è da pensare qualcosa”. Se con il suo primo diario Anne trovò un modo per scaricare e trasferire tutte le sue apprensioni, con il libro dei racconti cominciò a fantasticare. Allo stesso modo i suoi ricordi e i suoi pensieri diventano qui un mezzo per tenersi in vita, la aiutano a mantenere il “cervello acceso” e a rifugiarsi in un mondo irreale dove sfuggire ai tormenti e agli incubi quotidiani. Due grandissimi esponenti della letteratura italiana affrontarono, tra gli altri, il tema dell’immaginazione: Giacomo Leopardi, per il quale «L’immaginazione è la prima fonte della felicità umana…» e Pirandello, secondo cui «L’uomo è imprigionato in una trappola dove ci sono solo due vie di uscita, la fuga nell’immaginazione, oppure la follia». Sabato 28 novembre 1942: “Di sera a letto, quando medito sui molti peccati che ho commesso e su quelli che mi vengono appioppati gratuitamente, l’enorme quantità di cose cui devo tener conto mi confonde….”. Queste annotazioni del Diario sono quindi la conferma che di notte Anne è abituata a riflettere, a meditare, a elaborare i suoi pensieri, che sicuramente, durante la prigionia, si saranno moltiplicati ed evoluti, così come i suoi stati d’animo e le sue emozioni. Mentre descrive l’inferno che ha intorno, scava nella memoria alla ricerca del suo passato, medita sui grandi temi della vita, scrive nuovi racconti, oppure crea visioni alternative della sua vita precedente o fantastica del suo futuro. Mercoledì 5 aprile 1944 scrive ancora: “Voglio essere utile o procurare gioia….voglio continuare a vivere anche dopo la morte. Riuscirò mai a scrivere qualcosa di grande?” Non credo che il romanzo che ho scritto sia poi così lontano dalla realtà. Il diario di Masha Rolnikaite (Devo raccontare, Adelphi 2005) è stato concepito proprio così. Era una ragazza di tredici anni che, come tante altre, visse lo stravolgimento della sua vita dal 1941 fino alla fine della guerra. Amava meditare, osservare e scrivere: scriveva dappertutto, sulla stoffa, su piccoli lembi di iuta, su fogli stracciati, fino a che la madre riuscì a impedirglielo. Fu poco dopo la guerra che, di getto, la piccola autrice mise nero su bianco tutte le sue memorie e i suoi pensieri. Sono fermamente convinto che lo stesso sarebbe accaduto per la nostra Anne.
"E questa cos'è?" vi starete chiedendo adesso...Bé, io vi dirò che è la dimostrazione che non sono pazzo. Certo, in quanto scrittore emergente e cittadino assolutamente sconosciuto al mondo, probabilmente è logico, e conseguenziale, che non possa ricevere il giusto credito e il riconoscimento adeguato per il coraggio dimostrato nel realizzare la mia idea: scrivere nientemeno che il seguito del Diario di Anne Frank! Eppure l'ho fatto e, anche se magari non sarà un capolavoro, vi posso garantire che non è un lavoro improvvisato, ma fatto con cognizione di causa, con tenerezza e tanto amore nei confronti della nostra comune amica, Anne. Tornando alla foto, vi dirò che si tratta di un fotogramma del film che proprio in questo momento il grande regista e sceneggiatore israeliano Ari Folman sta producendo. E la versione animata del "Diario di Anne Frank", girata in versione "cartoni" e in "stop motion". Queste le parole di Folman, che potrebbero tranquillamente valere anche per il mio "folle" romanzo: «Portare sullo schermo il diario di Anna Frank rappresenta per me una sfida e un'opportunità straordinaria. C'è grande bisogno di prodotti artistici che sappiano tenere viva la memoria nelle giovani generazioni». Tra le indiscrezioni, sembrerebbe che Folman ci regalerà diverse invenzioni tipiche del suo "genio" che esuleranno dai confini delle pagine del Diario, e che il film non sarà pronto prima del 2017. Magari Ari potrebbe leggersi il mio libro per trarne qualche idea, che ne pensate? Io non vedo l'ora di vederlo e di acquistare il DVD.
Adesso dei "consigli per gli acquisti". Sto scherzando, naturalmente, ma volevo avvisare coloro che volessero acquistare "Le Pagine Bianche di Anne Frank" di preferire www.ilmiolibro.it" rispetto a Feltrinelli, i cui tempi di consegna sono bibilici. Proprio venerdì ho acquistato due copie per effettuare il "deposito legale" presso le biblioteche nazionali, e mi sono arrivati oggi! http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/categoria/124347/le-pagine-bianche-di-anne-frank/

sabato 18 luglio 2015

E VISSERO FELICI E CONTENTI?

Ciao a tutti. Domenica 12 luglio, nell’articolo “Una Mans per amica”, ho accennato ai nuovi fogli del Diario di Anne ritrovati, o meglio, resi pubblici dall’allora direttore amministrativo della Fondazione Anne Frank di Amsterdam nel settembre del 1998. Vorrei farvi leggere cosa contenevano quei fogli e a cosa mi riferivo parlando della dura critica di Anne sul matrimonio dei propri genitori e nei confronti della madre. IL brano è estratto dall’edizione integrale del Diario di Anne Frank, pubblicato in Italia da Einaudi. Martedì 8 febbraio 1944 Carissima Kitty, non saprei dirti come mi sento. ora desidero tranquillità, ora un po’ di allegria. A ridere, qui non siamo più abituati, voglio dire ridere a crepapelle, fino a quando non se ne può più. Questa mattina ho riso un pochino, sai come a volte si ride a scuola. Margot e io ridevamo proprio come ragazzine. Ieri sera c’è stata un’altra questione con la mamma. Margot si era avvolta nella sua coperta di lana, ma è balzata dal letto all’improvviso e si è messa a esaminare attentamente la coperta: c’era uno spillo! Mamma l’aveva rattoppata. Papà ha scosso la testa in modo eloquente e ha detto che la mamma è disordinata. Ben presto la mamma è uscita dal bagno e io, un po’ per scherzo, le ho detto: -Du bist doch echte Rabenmutter-. (che madre snaturata). Lei ovviamente ha chiesto perché e noi le abbiamo raccontato dello spillo. Ha assunto subito la sua espressione più indignata e mi ha detto: -Proprio tu, parli di disordine, che quando cuci riempi il pavimento i spilli. E poi guarda qua, c’è di nuovo il necessaire per le unghie che non rimetti mai a posto! Ho protestato che non l’avevo usato io ed è intervenuta Margot, perché la colpevole era lei. Mamma ha continuato a sbraitare contro di me per via del disordine, fino a quando non ne ho avuto abbastanza e ho sbottato: -Guarda che io non ho affatto parlato di disordine, e se qualcun altro fa qualcosa la colpa è sempre mia!- Mamma è stata zitta, e dopo meno di un minuto ho dovuto anche darle un bacio della buonanotte. Forse non è stato un fatto importante, ma tutto mi manda in collera. dato che in questo periodo mi sembra di attraversare una fase di riflessione e sto frugando in tutti i campi in cui c’è da pensare qualcosa, mi è venuto in mente come un fatto naturale il matrimonio di papà mamma. Mi è sempre stato presentato come esempio di un matrimonio ideale. Mai un litigio, mai musi lunghi, perfetta armonia ecc. ecc. Del passato di papà so qualcosa e quello che non so l’ho immaginato; credo di avere capito che papà ha sposato la mamma perché lei gli sembrava adatta a diventare sua moglie. Devo dire che ammiro la mamma per il modo in cui ha svolto questo ruolo e a quanto ne so non ha mai brontolato e non è mai stata gelosa. Per una donna che ama non dev’essere facile sapere che nel cuore di suo marito non occuperà mai il primo posto e la mamma lo sapeva. Sicuramente papà la ammirava molto per questo e trovava ottimo il suo carattere. Perché avrebbe dovuto sposare un’altra? I suoi ideali erano svaniti e la sua gioventù era finita. Ma che ne è stato del suo matrimonio? Niente bisticci e discordie, questo no, però non è nemmeno un matrimonio ideale. Papà apprezza la mamma e le vuole bene, ma non prova l’amore di un matrimonio come lo immagino io. Papà prende la mamma così com’è, si arrabbia spesso, ma dice il meno possibile perché sa quali sacrifici ha dovuto fare la mamma. Sugli affari, su altre cose, su persone, su tutto, papà non chiede spesso la sua opinione, non le racconta tutto, perché che lei è troppo esagerata, troppo critica e spesso troppo prevenuta. Papà non è innamorato, le dà un bacio così come lo dà a noi, non la cita mai come esempio, perché non può farlo. La guarda con aria divertita, per prenderla in giro, ma mai con affetto. Può darsi che la mamma per il suo grande sacrificio sia diventata dura e sgradevole per quelli che le stanno intorno, ma in questo modo si allontanerà sempre di più dalla via dell’amore, desterà sempre meno ammirazione e sicuramente un giorno papà capirà che dal di fuori non ha mai preteso tutto il suo affetto, ma così dentro di lei pian piano si è distrutta. Lei lo ama come nessun altro ed è duro non vedere corrisposto un amore così. In realtà forse devo provare una grande pena per la mamma? Devo aiutarla? E papà? Non posso, vedo sempre un’altra mamma davanti a me, non ci riseco. Come potrei? Lei non mi ha raccontato niente di sé, e io non ho mai chiesto. Che cosa ne sappiamo, l’una dei pensieri dell’altra? Non posso parlare con lei, non riesco a guardare con affetto quegli occhi freddi, non posso, non potrò mai! Se avesse almeno qualcosa di una mamma comprensiva, la dolcezza, la gentilezza, la pazienza o qualsiasi altra qualità, cercherei sempre di avvicinarmi a lei. Ma questa natura insensibile, questa creatura beffarda, volerle bene mi è ogni giorno più impossibile. Tua Anne
Segue un brano estratto da “Le Pagine Bianche di Anne Frank”, il cui titolo riprende, in effetti, uno dei racconti di Anne “Ti ricordi?”, presenti in “Racconti dell’Alloggio segreto”. Mi Ricordo (parte terza) Reminiscenze di un’altra vita Mi ricordo. La nostra carissima nonna Rosa Hollander, detta anche nonna Oma “bla bla bla” perché parlava molto. Certamente ci starà guardando da lassù, insieme a suo marito Abrham. Erano i genitori di mia madre, entrambi originari di Aquisgrana. Mi ricordo. Dalla loro unione nacquero quattro figli: zio Julius, zio Walter, zia Bettina (la cui morte in giovane età procurò un grande dolore alla mamma) e infine Edith Hollander, in arte mans. Mi ricordo. Di quanto fossero religiosi, benché non ortodossi in senso stretto. Questo spiegava la dedizione di mia madre per il culto e le sue insistenze per inculcarmi, anche se invano, gli usi e le consuetudini ebraiche. Andavano di frequente in sinagoga, dove lo zio Julius cantava nel coro. Mi ricordo. Che la mamma da piccola giocava a tennis e che mio padre, invece, prendeva lezioni di violino. Che il secondo nome di Margot “Betti”, le fu dato in ricordo proprio della sorella di mans, Bettina, morta prematuramente. Mi ricordo. Che il matrimonio tra mamma e papà fu celebrato secondo il rito ebraico ad Aquisgrana il 12 maggio 1925, data che coincide con il compleanno di Pim. Nonna Rosa ci raccontò che l’annuncio delle nozze fu dato sotto forma di fiaba e stampato su un foglio che la mamma custodiva gelosamente. Cominciava più o meno così: -“C’era una volta…” E’ molto romantico, non è vero? Non credo di essere un’idealista, ma mi sono fatta un’idea ben precisa su quello che significa l’unione matrimoniale e su ciò che deve comportare. Per questo che ti dirò, Kit, capirai che per me sarà ben difficile trovare l’anima gemella. Eh, già, il mio “lui” dovrà sposare non solo me, ma anche i miei ideali. Stabilito questo, non mi resta che spiegarti il matrimonio come lo immagino io... Primo: il matrimonio deve andare oltre l’affetto che c’è tra i due innamorati, poiché deve coinvolgere l’intera comunità di cui fa parte. Secondo: per tale motivo non dev’essere un legame egoista, rimanendo cioè relegato solo nell’ambito dei due sposi o della famiglia. La “lieta novella” e l’amore, devono essere divulgati a tutti, in modo che possano diventare un modello e uno stile di vita cui ognuno possa ispirarsi. Terzo: sposandosi la coppia entra a far parte di una catena, i cui anelli contribuiscono al progetto che Dio ha stabilito per l’uomo. Adesso preparati, poiché c’è un’affermazione scandalosa: ognuno, secondo me, è libero di godere privatamente della felicità e dell’amore verso un’altra persona, ma se si unisce a questa con un sacramento, il sentimento di quell’amore è come se appartenesse anche agli altri, per le responsabilità che derivano nei confronti della comunità. Coniugarsi è un progetto di vita, un patto solenne di cui Dio è testimone. Il matrimonio deve andare ben oltre le beghe, le diatribe o le commediole “alla Van Pels”, come a me piace definirle. Infine, ecco quali sono gli ingredienti che una legittima unione dovrebbe necessariamente contenere per essere perfetta: amore, passione, complicità, comprensione, rispetto, sincerità, responsabilità, amicizia, confidenza, lealtà, impegno, protezione, cura, devozione. Ah, dimenticavo: a tutte le caratteristiche sopraccitate è naturalmente da aggiungere la fedeltà! Se manca anche una sola di queste cose, oppure non si è sicuri di poterle mantenere per tutta la vita, non ci si può, anzi no, non ci si deve sposare! Non avrebbe senso. Quindi, la vita coniugale, -così come me la immagino io- è come un sogno magico, frutto di mille piccole cose, mille piccoli gesti e attenzioni per il mio amato e per i miei figli; sarà parte integrante della comunità di cui farà parte e questo vuol dire che la mia porta sarà sempre aperta a tutti. “Allora questo lo vedrai solo in un film!”, mi dirai tu. Si, Kitty, dovrà essere proprio come nei film ed è per questo che non sarà facile trovare l’altra parte di me, tuttavia, se ci riuscirò, sono ben sicura che avrò un bel tesoro per tutta la vita, te ne rendi conto? Tornando ai miei genitori, non posso non ringraziarli per avermi messo al mondo e per tutto quello che hanno fatto per me. Non mi è mancato nulla, tranne forse un po’ di comprensione in più. Nondimeno, se esamino da vicino la loro unione, mi rendo conto che mancano i primi tre elementi più importanti: la passione, l’amore vero e la complicità. Sposarsi così è come unire due vagoni di un binario morto, senza avere una locomotiva. Lungi dall’essere, quindi, un legame coniugale perfetto secondo quelli che sono i miei principi. E il vincolo dei Van Pels? Partirei dal presupposto che si potrebbe scrivere una vera e propria saga sulle gesta dei coniugi del “piano di sopra”, non molto dissimile dai poemi epici di Omero! Comunque, vediamo: prima di tutto, non credo ci sia il rispetto reciproco, né tantomeno la comprensione. L’affetto, forse, c’è ancora, ma la passione certamente no! Il legame matrimoniale tra Miep e Jan, invece, potrebbe rispondere a tutti i requisiti dell’unione perfetta, così come la intendo io. Li vedo bene insieme ed è evidente quanto si amino e si rispettino. Anche per questa sera è tutto, cara Kitty; una volta tanto, sono certa di non averti annoiato con argomenti tristi. Posso quindi abbandonarmi, anche se non troppo serenamente, tra le braccia di Morfeo. Albero genealogico della famiglia Hollander e Frank, tratto dalla biografia di Anne Frank scritta da Melissa Muller; edizione italiana di Einaudi tascabili.
Ecco i link dove potrete acquistare "Le Pagine Bianche di Anne Frank": http://www.lafeltrinelli.it/libri/pezzella-dario/pagine-bianche-anne-frank/9788891096326 http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/124347/le-pagine-bianche-di-anne-frank/ http://www.rcslibri.it/scheda-libro/?isbn=9788891096326 http://www.amazon.it/pagine-bianche-Anne-Frank/dp/8891096326/ref=sr_1_174/275-7585143-5326413?s=books&ie=UTF8&qid=1436343602&sr=1-174 http://www.unilibro.it/libro/pezzella-dario/le-pagine-bianche-di-anne-frank/9788891096326 Buon Week end a tutti!!

mercoledì 15 luglio 2015

GUIDE E REGOLAMENTI VARI

Buon pomeriggio. Oggi voglio proporvi una lettura parallela di due brani riconducibili all'originale "Diario di Anne Frank"e al suo seguito "Le Pagine Bianche di Anne Frank". Il primo è estratto proprio dal Diario di Anne, che si trova nell'Alloggio Segreto ormai da quattro mesi e ci racconta dell'arrivo dell'ottavo clandestino, il dott. Pfeffer, dentista di professione, che viene descritto uomo "tranquillo e gradevole". Come tutti ben sappiamo, l'opinione di Anne nei suoi confronti cambierà radicalmente con il passare dei mesi. Per l'occasione, comunque, Anne aveva redatto per il nuovo rifugiato un regolamento, affinché sapesse a cosa andava incontro e come doveva comportarsi. Ecco la stanza dei Frank, dove inizialmente dormivano Otto e Edith; poi, con l'arrivo di PFeffer, Margot fu costretta ad arrangiarsi e a dormire su una brandina pieghevole; ho modo di ritenere che fosse la stessa riprodotta in foto più sotto, che lei e la sorella usavano per prendere il sole sul terrazzo di casa a Merwedeplein.
GUIDA E REGOLAMENTO DELL'ALLOGGIO SEGRETO. Istituzione speciale per il soggiorno temporaneo di ebrei e simili. Aperto tutto l'anno. Ambiente piacevole e tranquillo in località priva d'alberi nel cuore di Amsterdam. Senza vicini di casa. Raggiungibile con le linee tranviarie 13 e 17, oppure con l’automobile o in bicicletta. In determinati casi, qualora le autorità tedesche non concedessero l’uso dei mezzi suddetti, anche a piedi. Affitto: Gratis. Cucina: priva di grassi Acqua corrente in bagno (purtroppo senza vasca) e diversi rubinetti interni ed esterni. Magazzini spaziosi per merci di qualunque genere. Posto di ascolto radio privato direttamente collegat0 con Londra, New York, Tel Aviv e molte altre emittenti. L'apparecchio è a disposizione degli abitanti dalle sei di sera in poi; non esistono stazioni proibite, però le stazioni tedesche non possono essere ascoltate che eccezionalmente, per esempio quando trasmettono musica classica o simili. Ore di riposo: Dalle dieci di sera alle sette e mezza di mattina; la domenica fino alle dieci e un quarto. In alcune circostanze sono ammesse anche ore di riposo durante il giorno, secondo le disposizioni della direzione. L'orario di riposo deve essere rigorosamente osservato, in relazione colla sicurezza generale. Tempo libero: Sospese fino a nuovo ordine le attività fuori casa. Uso della lingua: Si prega di parlare a voce bassa; sono ammesse tutte le lingue civili, quindi non il tedesco. Esercizi ginnastici: Giornalieri. Lezioni: Ogni settimana una lezione scritta di stenografia, lezioni di inglese, francese, matematica e storia in qualunque momento. Reparto speciale per piccoli animali domestici con buon trattamento (eccettuati gli insetti, per i quali bisogna presentare un permesso speciale). Distribuzione dei pasti: Colazione tutti i giorni eccettuati i festivi alle nove; di domenica e nei giorni festivi alle undici e mezza. Pranzo (non molto abbondante): dall'una e un quarto all'una e tre quarti. Cena: calda o fredda, senz'ora fissa, in relazione con le trasmissioni radio. Obblighi verso il comitato rifornimento viveri: Esser sempre pronti ad aiutare nei lavori d'ufficio. Bagni: Domenica dalle nove in poi il catino è a disposizione di tutti gli inquilini. Lo si può usare nel gabinetto, in cucina, nell'ufficio privato, in quello verso strada, a scelta. Bevande alcooliche: Solo su prescrizione medica. Fine. La tua Anna. Segue la lettera del mio libro: Anne si trova a Westerbork; sembra piuttosto ben disposta ai sacrifici che l'aspettano; lo stesso Otto Frank ce l'ha descritta abbastanza allegra e serena. Con l'aiuto di Margot è riuscita a procurarsi della carta da imballaggio e, nascosta in un anfratto di un vecchio Bungalow, segretamente continua a scrivere il suo Diario, presentando, alla stessa maniera dell'Alloggio Segreto, l"allegro villaggio vacanze" in ci si trova.
Venerdì 11 agosto 1944 Cara Kitty, prima di arrivare, mi ero illusa che tutto andasse bene e in fondo, a parte i primi momenti traumatici della “registrazione” e della “visita medica”, non ci sono stati grossi problemi. Certo è che qui non ci sono tutte le comodità dell’Alloggio segreto, ma staremo a vedere cosa succederà. Per sdrammatizzare, ti ho preparato una guida del villaggio in cui ci troviamo adesso, così capirai di cosa sto parlando. GUIDA E REGOLAMENTO DI WESTERBORK Villaggio Vacanze in mezzo alla brughiera, nella Drenthe, al confine con la Germania, per il soggiorno e la cura di ospiti ebrei e non, in transito temporaneo verso la Polonia. Aperto tutto l’anno Raggiungibile dalla stazione di Amsterdam con treno panoramico a chiusure ermetiche, oppure con l’automobile (a patto che non te l’abbiano sequestrata!) Il campo è dotato di appartamenti di legno da cento posti letto e mille posti in piedi, tutte scarsamente ammobiliate. A disposizione degli ospiti, un unico lavandino e letti di ferro senza materassi né cuscini; la tazza e la vasca non sono comprese nei servizi. Illuminazione naturale. Soggiorno: gratis, in trattamento di mezza pensione (volendo essere ottimisti!); cucina dietetica, priva quasi di tutto (non solo dei grassi!). E’ prevista per tutti gli ospiti un’occupazione part-time di dieci ore (non facoltativa), consistente nello smontaggio di batterie per automobili. Uso della lingua: meno si parla meglio è, perché ogni cosa può essere usata contro di te! Acqua calda: presente solo nella baracca delle caldaie, con una lenta erogazione del prezioso liquido, per mezzo di quattro rubinetti fissati sul muro esterno. Reparto animali: insetti e parassiti liberamente ammessi, senza permesso speciale. Tempo libero: dalle 18 alle 7 del mattino A disposizione della comunità: un teatro per attività ludiche, un’infermeria, un ospizio, un orfanotrofio e una piccola casa circondariale (proprio così, una prigione nella prigione!) E’ gradita la disponibilità per attività di volontariato. Lezioni scolastiche: fortunatamente nessuna! Sport per teenagers: slalom tra le punzecchiature di madama Van Pels e gli antiquati predicozzi del nobile Putti o i noiosi ammonimenti del reverendo Pfeffer.

domenica 12 luglio 2015

UNA MANS PER AMICA

Nel settembre del 1998 furono ritrovati dei fogli appartenenti all’originale Diario manoscritto di Anne. Tali fogli contenevano una dura critica sul matrimonio dei propri genitori, a suo modo di vedere non fondato sull’amore reciproco, e un’invettiva nei confronti della madre. Fu questo il motivo per cui Otto Frank decise di sottrarli dalla produzione della figlia, consegnandoli al direttore amministrativo della Fondazione Anne Frank di Amsterdam. Quest’ultimo, spinto anche dalla famosa scrittrice Melissa Muller, a quell’epoca in procinto di scrivere una biografia su Anne, capì che era giunto il momento di renderle pubbliche. Orbene, i brani in questione sono datati 8 febbraio 1944, e si possono trovare nell’edizione integrale del Diario di Anne Frank pubblicato in Italia da Einaudi. Di seguito vi faccio leggere una lettera del Diario dove Anne spiega la differenza sostanziale tra la sua Mans e una Mams (Mams era il vezzeggiativo affettuoso con cui i bambini olandesi chiamavano le proprie madri). Infine, uno stralcio del mio libro “Le Pagine Bianche di Anne Frank”, dove Anne prende coscienza di sé, capisce l’infinito amore della madre nei suoi confronti e se ne pente amaramente.
Venerdì, 24 dicembre 1943. Cara Kitty, ti ho già scritto che qui siamo tutti d'umore molto variabile e credo che negli ultimi tempi, per ciò che mi riguarda, questo guaio sia molto peggiorato. "Himmelhoch jauchzend und zum Tode betrübt" (gioia celeste e tristezza mortale) è un verso appropriato alla nostra condizione. Gioia celeste è la mia quando penso a come stiamo bene qui e mi confronto con altri bambini ebrei; e talvolta sono sopraffatta da una tristezza mortale, come per esempio domenica scorsa, quando la signora Koophuis venne a trovarci e ci raccontò di sua figlia Corry, che ha molte amicizie e va a teatro, in barca, al club di hockey. Non credo d'essere gelosa di Corry, ma mi viene un gran desiderio di divertirmi anch'io pazzamente e di ridere a crepapelle. Specialmente ora, in inverno, con tutte le vacanze di Natale e Capodanno, e invece stiamo qui come dei reietti. Eppure non dovrei scrivere queste parole, perché sembro ingrata e in esse c'è molta esagerazione. Ma comunque tu mi giudichi, bisogna pur che io mi sfoghi. Ricordati le parole con cui ho cominciato: "La carta è paziente". Quando viene qualcuno di fuori, col vento negli abiti e il freddo in viso, vorrei ficcare la testa sotto le coperte per non pensare: "Quando ci sarà di nuovo concesso di respirare un po' d'aria?". E siccome non posso nascondere il capo nelle coperte, ma lo devo anzi tenere ben dritto, i pensieri vengono, e non una volta sola ma infinite volte. Credimi, quando sei stata rinchiusa per un anno e mezzo, ti capitano dei giorni in cui non ne puoi più. Sarò forse ingiusta e ingrata, ma i sentimenti non si possono reprimere. Vorrei andare in bicicletta, ballare, fischiettare, guardare il mondo, sentirmi giovane, sapere che sono libera, eppure non devo farlo notare perché, pensa un po', se tutti e otto ci mettessimo a lagnarci e a far la faccia scontenta, dove andremmo a finire? A volte mi domando: "Che non ci sia nessuno capace di comprendere che, ebrea o non ebrea, io sono soltanto una ragazzotta con un grande bisogno di divertirmi e stare allegra?". Non lo so, e non potrei parlarne con nessuno, perché sono certa che mi metterei a piangere. Piangere può recare tanto sollievo.
Nonostante tutte le mie teorie e i miei sforzi sento ogni giorno la mancanza di una vera madre che mi comprenda. Anche per questo, qualunque cosa io faccia o scriva, penso sempre che per i miei bimbi vorrò essere la "Mams" come l'intendo io. La “Mams” che non prende troppo sul serio tutto ciò che si dice e prende invece sul serio ciò che viene da me. Mi accorgo che non so esprimere quel che vorrei, ma la parola "Mams" dice tutto. Sai che cosa ho trovato per chiamare mia madre in un modo che mi ricordi la "Mams"? Qualche volta la chiamo "Mansa” da cui “Mans". E' una specie di mammina incompleta, e io aggiungerei volentieri alle due "n" le gambe che mancano per poterla meglio adorare; ma lei non ne ha alcuna idea. E' una fortuna, questa, perché altrimenti ne soffrirebbe troppo. Ed ora basta. La mia "tristezza mortale" scrivendo è un poco passata. La tua Anna.
Mercoledì 11 ottobre 1944, infermeria …..E’ bello e commovente sapere che c’è qualcuno il cui amore va oltre i confini della propria esistenza e che è disposta a non abbandonarti mai, qualunque cosa accada. Il comportamento di Mans, anzi, di Mams, mi fa pentire di tutte le cose orribili che ho scritto su di lei. Adesso più che mai spero che nessuno ritrovi il mio diario. Sento finalmente di volerle bene e desidero con tutto il cuore che riesca a salvarsi e a ricongiungersi con Pim. Il dolore interiore e le sofferenze fisiche sono evidenti sul suo volto, eppure continua a incoraggiarci, sempre pacata, ma assolutamente determinata nella sua granitica fede in Dio. Non ti ho ancora raccontato di come sia riuscita a scavare, insieme alla mamma di Frieda, un piccolo cunicolo sotto la parete esterna del vicino blocco. E’ proprio da quel piccolo buco che, poco fa, ci hanno infilato un po’ di pane e delle bucce di patate. Tutto questo nonostante il mio pessimo comportamento nei suoi confronti; vorrei tanto poter tornare indietro e cancellare tutte le mie mediocrità. Le mie care nonne lo dicevano sempre: “Non si può giudicare l’amore infinito che prova una madre, finché non si ha un figlio; e un nipote è come se fosse due volte figlio!” Tutti quei capricci e quelle smanie di protagonismo da parte mia erano del tutto fuori luogo. Ah, se potessi tornare indietro! Eviterei di causarle tanto dolore. Sono stata ingiusta ed egoista. Non ho mai dato peso, né ascolto, ai suoi buoni consigli; penso a quando mi ripeteva che c’è sempre chi sta peggio ed io, povera scema, le rispondevo boriosa, orgogliosa della mia superbia!
Qui dentro, ad esempio, c’è una ragazza della stessa età di Margot, che se ne sta inginocchiata sul terriccio di pietre, giusto davanti a una grande pozzanghera di liquami e melma. Passa il suo tempo immobile, con la testa in giù, senza neanche un lamento. Il suo viso porta i segni della maledizione di questo posto e solo con molta immaginazione riesco a far emergere in lei i tratti del suo viso di un tempo, che saranno stati di certo quelli di una giovane splendida ragazza; mi fa davvero paura. Ogni tanto qualcuno cerca di rialzarle il capo e solo allora riapre i suoi occhi tristi, privi di lacrime. Sola, com’è rimasta al mondo, ha lasciato che la propria forza di volontà se ne volasse via da questo posto malvagio: non sta forse peggio della sottoscritta, la tua presuntuosa, egoista e insolente amica, Annina Frank?
A presto.

giovedì 9 luglio 2015

INTERVISTA A BUDDY ELIAS, IL CUGINO DI ANNE FRANK

Intervista di Sofia Domino tratta dal sito dell’Associazione di volontariato www.unponteperannefrank.org” "Recentemente ho avuto la meravigliosa occasione d’intervistare Buddy Elias, cugino di Anne Frank e ultimo membro della sua famiglia ancora in vita. Sono sempre stata molto interessata al tema della Shoah, così come sono sempre stata toccata dalla storia di Anne Frank. La prima volta che ho inviato un e-mail a Buddy ho pensato che avrei ricevuto una risposta da un uomo gentile, speciale. Ma Buddy Elias è molto di più. Ogni sua parola è in grado d’ispirarmi e sin dall’inizio del nostro rapporto ho capito che Buddy è una persona unica, vivace, con uno spiccato senso dell’umorismo e un cuore grande. Adesso, ogni volta che penso a Buddy Elias, penso alla gentilezza, al rispetto e, naturalmente, alla speranza. Buddy Elias è il nome d’arte di Bernhard Elias, nato nel 1925 a Francoforte sul Meno, Germania. Dal 1947 al 1961 ha lavorato come comico per la compagnia “Holiday on Ice”. Insieme a numerose apparizioni sul palco, Buddy ha anche lavorato come attore in oltre 80 film e programmi televisivi. Alcune volte lavora ancora nel campo della recitazione, ma trascorre la maggior parte del tempo a parlare di sua cugina Anne Frank e di tutte le vittime della Shoah, per non dimenticare il loro terribile destino. Lavora anche per gli ideali umanistici, facendo il possibile per parlare di pace e per lottare contro ogni forma di discriminazione."
Grazie Buddy per aver accettato di rilasciare quest’intervista, è un immenso piacere averti qui. Puoi raccontarci qualcosa di te? «Ho 89 anni adesso, ma la mia salute è buona, se non per qualche problema di udito. Ho due figli e cinque nipoti, e vivono tutti in Germania. Pratico Yoga ogni mattina e alcune volte continuo a lavorare come attore, ma la cosa più importante nella mia vita, adesso, è continuare a tramandare gli ideali di mia cugina Anne Frank. Insieme a mia moglie, Gerti, organizziamo incontri nelle scuole, dove leggiamo agli studenti alcuni estratti dal nostro libro*, parliamo di Anne e della Shoah.» (*I Frank: la storia della famiglia di Anne Frank di Mirjam Pressler e Gerti Elias). Che cosa ti piaceva fare da bambino? «Mi piaceva molto pattinare sul ghiaccio, infatti crescendo sono diventato un pattinatore professionista. Pattinavo e ballavo sul ghiaccio. Mi sono esibito per ben quattordici anni, e ho viaggiato molto. Sono anche stato a Milano, Torino e Roma.» Com’era vivere durante la guerra e che cosa ti spaventava maggiormente? «Durante la guerra vivevo a Basilea, in Svizzera, con la mia famiglia, che comprendeva anche le mie nonne e uno zio che aveva lasciato la Francia per fuggire dai nazisti. Basilea, la mia città natale, dista solo un paio di minuti dalla Germania e dalla Francia, quindi temevamo molto un’invasione tedesca.»
In alcune interviste che hai rilasciato in passato hai detto di avere molte cose in comune con tua cugina Anne Frank e, correggimi se sbaglio, uno degli ultimi ricordi che hai di Anne è quando ti chiese di travestirti da vostra nonna, la madre di Otto Frank e di tua madre, d’indossare un cappello e di calzare delle scarpe con il tacco alto in modo da imitarla meglio. Anne amava il teatro e quel giorno insieme vi divertiste molto. Puoi condividere con noi un altro ricordo che hai di Anne, un qualcosa che non dimenticherai mai… «Sì, Anne amava travestirsi e fingere di essere un’attrice. Insieme giocavamo come facevano tutti i bambini. Lei era molto brava a giocare a nascondino, scovava sempre dei luoghi in cui trovarla era impossibile. Andavamo molto d’accordo. Margot, invece, non giocava molto. Lei preferiva leggere, ma era una ragazza molto dolce. Otto Frank diceva sempre: “Tutto il mondo parla di Anne e nessuno parla di Margot”. Questo lo rendeva molto triste.» Nel 1929 tuo padre divenne il proprietario di una compagnia tedesca con sede a Basilea, e nel 1931 tu e tua madre vi uniste a lui. I Frank volarono ad Amsterdam ma fino alla Wehrmacht continuarono ad andare a trovarvi in Svizzera. Dopo Anne decise di rimanere in contatto con voi scrivendovi delle lettere. Di che cosa parlava nelle sue lettere? «Ci scriveva molto spesso e nelle sue lettere ci raccontava tutto sulla sua vita, sulla scuola, sui suoi amici, su quello che faceva ecc…»
Come scopristi che Otto, Edith, Margot e Anne avevano deciso nascondersi? «Quando Margot ricevette una convocazione, una chiamata a presentarsi per “un campo di lavoro in Germania”, ci inviarono la loro ultima cartolina, scrivendo che non avrebbero più potuto corrispondere con noi. Capimmo che si sarebbero nascosti. Ma non avevamo idea di dove sarebbero andati… Poi, per due anni non ricevemmo da loro alcun tipo di contatto.» Com’era il rapporto tra Anne e Margot? «Il loro rapporto era molto bello. Non erano d’accordo su tutto, ma questo atteggiamento è normale tra sorelle e fratelli. Le loro personalità erano molto diverse. Anne era vivace mentre Margot era taciturna. Possiamo dire che Anne era la figlia di Otto mentre Margot era la figlia di Edith.» Molti bambini durante la Shoah scrissero vari diari, e rispetto tutti i loro scritti. Anne è la voce delle vittime della Shoah, perché molte persone, grazie al suo diario, hanno imparato cos’è la Shoah, cos’è la discriminazione e si sono interessati a questioni umanitarie. Per esempio, Anne nel suo diario si batte per i diritti delle donne, sperava che un giorno le persone potessero vivere in pace, senza dare importanza alla loro religione, al colore della pelle o alla nazionalità… Alcune delle mie frasi preferite del Diario di Anne Frank sono: - “Che bello il fatto che nessuno debba aspettare un momento particolare per iniziare a migliorare il mondo.” - “Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora.” - “È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo.” Quali sono le tue frasi preferite? «È una domanda molto difficile questa. Allora, una frase che mi piace molto è: “Un giorno saremo di nuovo uomini e non soltanto ebrei.” Mentre un’altra è: “Che bello il fatto che nessuno debba aspettare un momento particolare per iniziare a migliorare il mondo.”»
Nel suo diario Anne scrisse anche di te. Come ti sei sentito la prima volta che hai letto quelle parole? «Avevo le lacrime agli occhi quando il suo diario fu pubblicato in Germania agli inizi degli anni 50 e lessi ciò che Anne aveva scritto di me.» I Frank si rifugiarono nell’“Alloggio Segreto” per oltre due anni prima che furono scoperti e deportati in campi di concentramento nazista. Otto è l’unico sopravvissuto. Edith è morta di fame ad Auschwitz mentre Anne e Margot sono morte a Bergen – Belsen durante un’epidemia di tifo. Come ti sei sentito quando hai scoperto cos’era successo? «Mi sono sentito a pezzi, ero distrutto.» Grazie per le tue preziose risposte. Prima di salutarti vorrei farti un’ultima domanda: dal 1996 sei il presidente dell’Anne Frank Fonds, con sede a Basilea. Puoi dirci qualcosa in più? «Innanzitutto, grazie a te per l’importante lavoro che fai con la tua Associazione, per il tuo interesse e il tuo impegno nel ricordare le vittime della Shoah, specialmente Anne. Certo, l’Anne Frank Fonds è stata fondata da Otto Frank ed io ne sono divenuto il presidente dopo la sua morte. L’intero ricavo delle vendite di libri e ogni tipo di materiale che riguarda Anne Frank è utilizzato per un ampio numero di progetti benefici, specialmente dedicati ai bambini bisognosi.»
Nel ringraziare la mia amica Sofia Domino, brillante scrittrice, nonché presidentessa della bellissima Associazione UnponteperAnneFrank, mi riaggancio ad un brano del mio libro “Le pagine bianche di Anne Frank”; c’è Anne che ritorna indietro con i pensieri e ai giochi che faceva proprio con il suo amato cugino Bernd (Buddy)…. …E’ l’estate del 1935, mi trovo con mio padre in Svizzera, a Sils Maria, nella bellissima villa Laret di proprietà della zia Olga, una cugina francese di Papà. E’ un edificio grande quasi come un castello, con tantissime stanze e un giardino pieno di fiori e alberi, dove si può saltare e correre fino allo sfinimento. E’ la mia casa preferita, poiché si trova in mezzo alle montagne ed è circondata da un fitto bosco, perfetto per dare la caccia a piccoli animali, insetti e passerotti. Con noi c’è anche Bernd, il figlio di Zia Leni, che mi diverto a punzecchiare, rincorrere e canzonare, senza avere nessun pensiero al mondo. Condividiamo tutto: la gioia per una giornata di sole e le corse per acchiappare le farfalle, insieme con i due cani bassotti che piroettano e abbaiano allegramente intorno a noi. Spesso dondoliamo senza sosta sulla grande altalena che è in giardino, oppure facciamo a gara a chi per primo riesce a trovare un quadrifoglio. Giocare a nascondino è proprio uno spasso, sia in casa sia fuori, perché ci sono infinite possibilità di occultarsi per non farsi trovare. Tanto, vinco sempre io! Stamattina, a prendere il sole nel parco, c’è anche la zia “O”, che di tanto in tanto mi diverto a stuzzicare, chiedendole di pronunciare alcuni termini in neerlandese: non masticando affatto la nostra lingua, le sue evidenti storpiature finiscono per assumere tutto un altro significato! Srotolo ancora la matassa dei ricordi e mi torna in mente il giorno in cui Bernd perse una scommessa e fu costretto da me a indossare gli abiti della nonna e a imitare le sue movenze e il suo modo di parlare. Ci siamo sbellicati dalle risate! Mio cugino non la smetteva di fare gesti buffi e smorfie da scimmiotto. Quante penitenze gli ho fatto scontare e quanti dolcetti mi ha dovuto cedere per punizione! Poveretto, quante gliene ho fatte passare! http://ilmiolibro.kataweb.it/community.asp?id=233277 La soffitta di Anne e il sottotetto dove Peter tagliava la legna.

martedì 7 luglio 2015

ANNE FRANK ED ETTY HILLESUM DUE DIARI MOLTO SIMILI

Con il permesso di Anne Frank, oggi volevo ricordare un'altra famosissima ragazza ebrea, che ha tenuto un Diario in quel di Westerbork, lo stesso campo di smistamento dov'è stata Anne esattamente un anno dopo. Per chi non la conoscesse, Etty era una ragazza nata nel 1914 da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica e che lavorava come dattilografa presso lo “Judenrat” di Amsterdam. Forte di questa posizione, pur potendo salvarsi, scelse di prestare servizio nel campo di Westerbork per stare vicino alla sua gente. Lavorò nell'ospedale del campo - con alcuni rientri ad Amsterdam - dall'agosto 1942 al 7 settembre 1943, data in cui Etty, suo padre, sua madre e Misha furono caricati sul treno dei deportati diretto in Polonia. Alla fine, infatti, il destino decise che dovesse essere deportata anche lei: il 7 settembre del 1943, infatti, fu costretta a salire su un treno per Auschwitz, dove morì il 30 novembre successivo insieme a tutta la sua famiglia. E proprio nel primo capitolo del mio libro "Le pagine bianche di Anne Frank", mi è piaciuto giocare sul singolare parallelismo tra le esperienze vissute, in maniera in fondo molto simile, dalla nostra Anne ed Etty Hillesum, entrambe relegate a Westerbork. Etty, il 18 agosto 1943, scriveva: «Forse non diventerò una grande artista come vorrei» mentre Anne, l’11 maggio 1944, replicava: «Il mio desiderio più grande è diventare giornalista e, in seguito, una scrittrice famosa. Si vedrà se riuscirò mai a realizzare queste manie di grandezza.» Ci sono molte analogie tra le due storie e mi è piaciuto giocare sulla sovrapposizione di quei pensieri, maturati esattamente a un anno di distanza l’uno dall’altro, proprio in quel campo di transito ai confini con la Germania. Le due scrittrici hanno quindi condiviso non solo lo stesso atroce destino, ma anche analoga passione: in fondo, le cose che più facilmente si possono accomunare nei loro racconti epistolari, sono l’amore per la vita e la fede in Dio.
Naturalmente io ho letto entrambi questi bellissimi libri. Certo, rispetto alla nostra amica Anne, lo stile è molto più classico e la prosa più romantica e ne risulta una leggibilità sicuramente meno sciolta, sebbene profondissima, rispetto alla freschezza del testo della nostra Anne. Ma dalla lettura traspare un grande amore per le persone e una grande fede in Dio. Assolutamente da leggere. Adesso alcune frasi di Etty: "Ogni situazione, buona o cattiva, può arricchire l'uomo di nuove prospettive. Se abbandoniamo al loro destino i duri fatti che dobbiamo irrevocabilmente affrontare, allora non siamo una generazione vitale." "Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo." "Se tutto questo dolore [la persecuzione nazista degli ebrei] non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile." "Una volta che si comincia a camminare con Dio, si continua semplicemente a camminare e la vita diventa un'unica, lunga passeggiata." "Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare tutto, ogni norma e appiglio convenzionale, dobbiamo osare il gran salto nel cosmo, e allora, allora sì che la vita diventa infinitamente ricca e abbondante, anche nei suoi più profondi dolori." "Anche oggi il mio cuore è morto più volte, ma ogni volta ha ripreso a vivere. Io dico addio di minuto in minuto e mi libero da ogni esteriorità. Recido le funi che mi tengono ancora legata, imbarco tutto quel che mi serve per intraprendere il viaggio. Ora sono seduta sulla sponda di un canale silenzioso, le gambe penzolanti dal muro di pietra, e mi chiedo se il mio cuore non diventerà così sfinito e consunto da non poter più volare liberamente come un uccello." "L'età dell'anima è diversa da quella registrata all'anagrafe. Credo che l'anima abbia una determinata età fin dalla nascita, e che questa età non cambi più." “Quando prego” scrive ”non prego mai per me stessa, prego sempre per gli altri, oppure dialogo in modo pazzo, infantile o serissimo con la parte più profonda di me, che per comodità io chiamo “Dio”. “In me non c’è un poeta, in me c’è un pezzetto di Dio che potrebbe farsi Poesia. In un campo deve pur esserci un poeta, che da poeta viva anche quella vita e la sappia cantare. Di notte, mentre ero coricata nella mia cuccetta, circondata da donne e ragazze che russavano piano, o sognavano ad alta voce, o piangevano silenziosamente, o si giravano e si rigiravano – donne e ragazze che dicevano così spesso durante il giorno ”non vogliamo pensare”, ”non vogliamo sentire, altrimenti diventiamo pazze” – a volte provavo un’infinita tenerezza, me ne stavo sveglia e lasciavo che mi passassero davanti gli avvenimenti ,le fin troppe impressioni di un giorno fin troppo lungo e pensavo: ”Su, lasciatemi essere il cuore pensante di questa baracca.” "E parole come Dio e Morte e Dolore e Eternità si devono dimenticare di nuovo. Si deve diventare un'altra volta così semplici e senza parole come il grano che cresce, o la pioggia che cade. Si deve semplicemente essere." Infine, le ultime righe che Etty scrisse su di una cartolina postale, che gettò fuori dal treno mentre era in partenza verso Auschwitz; era il 7 settembre 1943. “Sono seduta sul mio zaino nel mezzo di un affollato vagone merci….La partenza è giunta piuttosto inaspettata, malgrado tutto. Un ordine improvviso mandato appositamente dall’Aia. Abbiamo lasciato il campo cantando…”. Una foto del mio plastico: l'ufficio di Kugler.

domenica 5 luglio 2015

Alcune bellissime frasi tratte dall'originale diario di Anne Frank

Quanto sarebbero buoni gli uomini, se ogni sera prima di addormentarsi rievocassero gli avvenimenti della giornata e riflettessero a ciò che v'è stato di buono e di cattivo nella loro condotta!
Non sono ricca di soldi o cose terrene, non sono bella, né intelligente e furba, ma sono e sarò felice! Lo sono di natura, mi piace la gente, non sono sospettosa e voglio vedere tutti felici e insieme.
Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo.
Come è meraviglioso che non vi sia nessun bisogno di aspettare un singolo attimo prima di iniziare a migliorare il mondo.
Chi è felice farà felici anche gli altri, chi ha coraggio e fiducia non sarà mai sopraffatto dalla sventura!
Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà.
Una cosa però l'ho imparata: per conoscere bene la gente bisogna averci litigato seriamente almeno una volta.Solo allora puoi giudicarne il carattere.
So quello che voglio. Ho uno scopo, un pensiero, ho la fede e l'amore. Permettetemi di essere me stessa e sarò soddisfatta. So che sono una donna, una donna piena di coraggio e di forza d'animo.
Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora.
È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore.Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte.
Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.
Ognuno di noi ha dentro di sé una buona notizia. Ed è che non si sa quanto grande si può essere! Quanto si può amare! Che cosa si può realizzare!
Anche le donne dovrebbero essere rispettate! In generale, gli uomini sono molto stimati in ogni parte del mondo, quindi perché non dovrebbero esserlo anche le donne? Soldati ed eroi di guerra sono onorati e commemorati, agli esploratori è garantita fama imperitura, i martiri sono riveriti, ma quanti considerano anche le donne come combattenti? Le donne, che lottano e soffrono per assicurare la sopravvivenza della razza umana, sono soldati molto più forti e coraggiosi di tutti quegli eroi che lottano per la libertà messi insieme!
Non ci è permesso di avere opinioni. Le persone possono dirti di tenere la bocca chiusa, ma non possono impedirti di avere un'opinione. Anche se si è ancora molto giovani, non dovrebbero impedirti di dire quello che pensi.
La ricchezza, la bellezza, tutto si può perdere, ma la gioia che hai nel cuore può essere soltanto offuscata: per tutta la vita tornerà a renderti felice. Prova, una volta che ti senti solo e infelice o di cattivo umore, a guardare fuori quando il tempo è cosí bello. Non le case e i tetti, ma il cielo. Finché potrai guardare il cielo senza timori, saprai di essere puro dentro e che tornerai a essere felice.
Non c'importa tanto di non arrivare da nessuna parte quanto di non avere compagnia durante il tragitto.
A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio.
L’amore, che cos’è l’amore? Penso che l’amore sia qualcosa che in realtà non si può descrivere a parole. Amare una persona significa capirla, volerle bene, dividete le gioie e i e dispiaceri. E poi, col tempo, viene anche l’amore fisico, hai diviso qualcosa, hai dato via qualcosa e qualcosa hai ricevuto, che tu sia sposato o meno, che nasca o non nasca un figlio. Non c’entra affatto se hai perso o no l’onore, basta che tu sappia che per tutta la vita avrai vicino qualcuno che ti capisce e che non devi dividere con nessun altro!
Coloro che hanno una religione possono ritenersi felici, perché non a tutti è dato credere a cose sopraterrene. Non è neppure necessario credere alla punizione dopo la morte; il purgatorio, l’inferno e il paradiso sono cose che molti possono non ammettere; però una religione, non importa quale essa sia, mette l’uomo sulla buona strada. Non si tratta di temere Iddio, ma di tener alto il proprio onore e la propria coscienza. Quanto sarebbero buoni gli uomini, se ogni sera prima di addormentarsi rievocassero gli avvenimenti della giornata e riflettessero a ciò che v’è stato di buono e di cattivo nella loro condotta! Involontariamente cercheresti allora ogni giorno di correggerti, ed è probabile che dopo qualche tempo avresti ottenuto un risultato.
La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta.
C’è negli uomini un impulso alla distruzione, alla strage, all’assassinio, alla furia, e fino a quando tutta l’umanità, senza eccezioni, non avrà subíto una grande metamorfosi, la guerra imperverserà: tutto ciò che è stato ricostruito o coltivato sarà distrutto e rovinato di nuovo; e si dovrà ricominciare da capo.
Alla prossima!