LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

lunedì 29 giugno 2015

Auguri da Anne Frank!

Passiamo ad altro. Devo ringraziarvi per la costanza con cui seguite questo Blog, un po' arrangiato, certo, ma mosso dalla passione e dall'affetto nei confronti della mia amica Anne Frank. Su Blogger siete in 399
Mentre su Google+ 2647!!!
Solo avrei voglia di parlare un po' con voi, sapere cosa ne pensate del libro e della storia di Anne. Dai........non siate timidi!!! Un saluto e un abbraccio al mio amico Nunzio, che mi segue anche lui dietro le quinte. Gli auguro di superare al più presto tutte le difficoltà e di ritrovare presto la serenità e il sorriso. Avrei voluto farvi vedere un video, che preparai un paio di anni fa. da "Blogger" non credo si possa fare. Allora vi allego le foto della prima videata e dell'ultima. Nella prima Anne immagina come sarà la sua liberazione. Chissà quante volte veramente ci avrà pensato!! E la seconda è una vera chicca, perché sono gli ultimi pensieri di Anne Frank, sempre tratti dal mio libro "Le Pagine Bianche di Anne Frank", prima che salga in cielo. Due versioni: una è in italiano e una in inglese, per i miei amici americani che saluto! Sappiate che la musica originale del video era "Blank page", di Christina Aguilera, altra mia incontenibile passione. E' questa bellissima ballata che ha ispirato il titolo del mio libro. Purtroppo è stato censurato, per ovvi motivi di Copyright. In realtà, nemmeno le foto di Anne potrebbero circolare, visto che i diritti del proprietario (Otto Frank) decadono 70 anni dopo la sua morte (1984). Spero che mi perdoneranno, tenuto conto che gli introiti del libro vanno in beneficenza, in favore dell'Associazione "Un Ponte per Anne Frank".
Infine, un consiglio per gli acquisti: per risparmiare, potreste acquistare il libro on line su www.feltrinelli.it: c'è lo sconto del 15% e, inoltre, potete ritirarlo in libreria senza pagare spese di spedizione. Oppure, per oridini oltre i 19euro, la spedizione è gratis. A presto.

Regalo di compleanno da Anne Frank!

Ebbene,sì...oggi è il mio compleanno! E Anne Frank mi ha fatto un grande regalo: mi ha fatto incontrare mia madre! Vi spiego meglio: mia madre vive fuori Roma, e la vedo di rado, al massimo un paio di volte l'anno. Di solito preferisce andarsene in giro per il mondo. Stamattina, pur avendo preso un giorno di ferie, non avevo programmato nulla, sperando di dormire un po' di più. Invece la mia sveglia biologica ha suonato alle 6.15! La giornata era splendida e ho deciso, così, su due piedi, di salire sullo scooter, andare al porto e prendere il primo aliscafo utile. Ore 9.10 partenza per Sorrento; arrivo ore 9.40. Squilla il cellulare......è mia madre che vuole farmi gli auguri! "Ciao mà...si, si, grazie...sono a Sorrento, sto scendendo in questo momento dall'aliscafo..."; e lei: "Veramente??? Anche io sto attraccando nel porto di Sorrento.....il mio traghetto è quello dietro il tuo, si chiama Miriam..." Capito??? Lei sta facendo una crociera per la costiera sorrentina e amalfitana e la sua nave ha fatto uno scalo di 10 minuti per far salire altra gente!!! Mi hanno fatto salire in attesa della nuova partenza....baci,abbracci e anche un po' di lacrime. BELLISSIMO!!!! Nemmeno se ci fossimo dati appuntamento ci saremmo riusciti! Le variabili erano ristrette in quei dieci minuti; e mia madre avrebbe potuto attraccare o telefonare prima o dopo....insomma, un bel regalo di compleanno, non vi pare???

sabato 27 giugno 2015

Il seguito di "Una chiacchierona incorreggibile"

Oggi ho il piacere di presentare l’incredibile seguito di “Una chiacchierona incorreggibile”. I conoscitori della storia di Anne Frank sanno già di cosa sto parlando. Per gli altri non posso fare a meno di riportare il famoso racconto di cui Anne parla sia nel Diario sia nella raccolta di racconti. BO, BO, BO…PROVO’ A DIRE IL PESCIOLINO PIERROT è il titolo della nuova filastrocca –tratta da Le Pagine Bianche di Anne Frank- che Anne idealmente scrive mentre si trova ad Auschwitz. Insieme al brano tratto dal Diario di Margot Betty Frank (che prima o poi vi farò leggere), è una delle cose che più amo di quello che ho scritto. Potrebbe sembrare una poesiola stupida, ma il significato di ogni rigo è molto profondo, e dentro c’è tutta la storia della Shoah e di Anne Frank. Tratto da “Racconti dell’Alloggio segreto”, di Anne Frank. Il professor Kepler ed io eravamo spesso ai ferri corti a causa…del chiacchierare. In un lasso di tre lezioni ricevetti sei ammonizioni finché lui perdette la pazienza e mi affibiò sbrigativamente un tema di due pagine. Era intitolato: Una chiacchierona. Ma nella lezione successiva ci fu di nuovo occasione di fare una bella chiacchierata…e il professor Kepler prese il registro e vi scrisse: “La signorina Anna Frank per la prossima volta porterà un componimento dal titolo Una incorreggibile chiacchierona”. Anche questo tema fu consegnato come si confà ad un bravo alunno, ma già nell’ora successiva si ripeté il suddetto vizio. Ragion per cui il professor Kepler scrisse nel registro: “La signorina Anna Frank porterà un componimento di due pagine dal titolo “Qua qua qua, disse la signorina Starnazza”. Allo scherzo risposi con uno scherzo. Scrissi infatti, con l’aiuto di Sanne, un componimento in rima che iniziava: “Qua,qua,qua”, disse la signorina Starnazza chiamando i figli che giocavan nella guazza. “Pio,pio, -rispose ciascuna anatrina- c’è ancora del pane, cara mammina?” “Sì Gerardo,Alfonso e Fiordiligi, ma lo sapete, non voglio litigi; l’ho dovuto rubare di soppiatto dalla scodella preparata per il gatto!” Gli anatroccoli le danno retta; ciascuno prende quel che gli spetta, starnazzando intorno al fosso “Guarda, il mio è il pezzo più grosso!” Ma ecco papà cigno, infuriato, nel suo sonnellino disturbato ecc.ecc. E QUESTO è IL SEGUITO, TRATTO DAL MIO LIBRO: LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK Domenica 12 novembre 1944 Carissima, Ti ricordi dei componimenti che il professor Kepler mi obbligò a scrivere perché parlavo troppo? Il primo tema era intitolato: “Una chiacchierona”, mentre il secondo si chiamava “Un’incorreggibile chiacchierona”; purtroppo, come sai, pur avendo così di buon animo provveduto a eseguire i compiti, la qui presente, Annelies, non rinunciava a parlottare in classe, per cui le fu affibbiata una terza composizione, dal seguente titolo: “Qua, qua, qua, disse la signorina Starnazza”. Ho già avuto l’occasione di declamare i versetti di tale racconto a Westerbork, nella baracca dei bambini, che cominciavano più o meno così: “Qua, qua, qua, disse la signorina Starnazza, chiamando i figli che giocavan nella guazza” . Poi di mezzo ci sono stati gli orrori di Auschwitz e non ho avuto più l’occasione di pensarci. Anche se difficilmente ci crederai, devi sapere che questa notte, per impegnare il tempo, ho pensato di dare un seguito alle avventure della nostra piccola ochetta: il breve racconto è sicuramente meno allegro del precedente, ma, a ben guardare, c’è dentro proprio la mia storia. L’ho intitolata: BO, BO, BO…PROVO’ A DIRE IL PESCIOLINO PIERROT C’era un bel dì…. Nella Valle dei cigni dorata, la famiglia Starnazza…. che sguazzava beata. La “Chiacchierona incorregibile”….ve la ricordate? Quella piccola anatrella….dalle nere penne piumate!? Qua qua qua, si beava, parlottando di giorno…. Qua qua qua, canticchiava, anche al freddo d’inverno! Non era affatto diversa dagli altri uccelli del lago… Fino a che non si accorse di un terribile Mago! Tutto quello schiamazzo e quella gioia insolente, indispettivano l’uomo, già malato di mente! Fu così che….la “Nostra incorreggibile”, venne colpita…da un anatema indescrivibile! Da anatroccolo nero, con le sue penne lisce…… Si ritrovò in una boccia, sotto forma di pesce! Per quanti sforzi facesse………. Di bocca gli usciva solo un bel “Bo bo bo”… , si disse…………. E adesso………………. Bo bo bo, si agitava…..per aver da mangiare! Bo bo bo, non restava…..che pregare e sperare! Cosa dire, alla fine di questa piccola storia? Che il bene trionfi e se ne tenga Memoria! Che te ne pare? Non è bellissima? Non ti sembra che il triste mimo Pierrot, innamorato della Luna, rappresenti alla perfezione la sottoscritta e la sua desolazione? Sono sicura che ti piacerebbe sapere come finisce la storia. Riuscirà la Chiacchierona incorreggibile a liberarsi della boccia in cui è stata rinchiusa? Ce la farà la Signorina Starnazza a ritornare libera e felice a nuotare nella guazza? Finirà come sarebbe giusto che finisse, e cioè, saranno i buoni a trionfare? Credo che la realtà sia ben diversa dai sogni e che non ci sia mai un preciso confine tra quello che ci si aspetta nella vita e quello che poi accade effettivamente. La verità è sempre nel mezzo e l’unica certezza è che nessuno è in grado di conoscere il futuro, né di sapere cosa ci aspetta dietro l’angolo. Per la filosofia greca, la vita era in continuo mutamento, al di là delle uniche due cose certe: la nascita e la morte. Ma sono in disaccordo su quest’ultimo punto: infatti, potrebbe accadere che, pur morendo, si possa continuare ugualmente a vivere. Tu che ne dici? ….Chissà! Un ultimo appunto sulla parola MAGO, presente nella mia poesia: l’ho messa intenzionalmente per ricollegarmi alla storia di Anne “Il saggio mago” e anche perché vado fiero che in “Le Pagine Bianche di Anne Frank” il nome del responsabile dell’Olocausto, il cancelliere tedesco di allora, non è mai menzionato. Ne “Il saggio mago”, Anne racconta di una bambina, Dora, che era sempre allegra, non faceva che ridere dalla mattina alla sera, senza mai pensare a cose tristi o penose. Un giorno Dora, che godeva di una certa popolarità per cui si era montata un po’ la testa, si imbatté in Peldron, che, al contrario di Dora, stava sempre a rodersi l’anima per le miserie della vita. Mentre Dora canzonava e scherniva Peldron, si imbatterono in un “Vecchio Mago”, un mago dabbene che voleva aiutare il prossimo così da rendere il mondo migliore. Il Mago imprigionò Dora e Peldron in una piccola casetta, per educarli, appunto, come credeva giusto. Dora e Peldron non potevano uscire, ma dovevano lavorare tutto il giorno, questi erano gli ordini del Mago. Ecco la sinossi del mio libro. A presto!

giovedì 25 giugno 2015

L’ECOTERAPIA: UN TRATTAMENTO TERAPEUTICO “MODERNO” INVENTATO SETTANT’ANNI FA DA ANNE FRANK

Oggi la chiamano Ecoterapia, Garden therapy oppure Green therapy; già da diversi anni la Pet Therapy (terapia o cura con l’ausilio di animali domestici) è una solida realtà. Ora vi domando: non sono forse tutti argomenti di cui la nostra amica Anne Frank parlava, già con assoluta convinzione, nel lontano 1942?! Ci sono voluti i “dotti medici e sapienti” di oggi, i cervelloni, gli esimi professoroni, gli studiosi e teorici dell’aria fritta, i filosofi dell’acqua calda, per capire, magnificare e divulgare quello che Anne Frank aveva già scritto ben settantatré anni fa?! Se avessero letto il Diario di Anne Frank avrebbero fatto prima!!! In proposito, riporto un articolo pubblicato su www.greenme.it scritto da Marta Albé, che ringrazio; gli argomenti sono sviluppati bene, il sito è ben fatto e piacevole e merita senz’altro una visita. Nulla da dire, quindi, né sul sito né sulla giornalista, che con molta professionalità ci ha reso edotti, in maniera puntuale e piacevole, di quanto la “moderna medicina del benessere” ha miracolosamente scoperto per migliorare il nostro stato di salute. Eco-terapia: come curarsi interagendo con la natura ecotherapy-ecoterapia Passeggiare in un parco o in un bosco, rimanere sdraiati a lungo su un prato, affrontare un sentiero di montagna: ecco tante idee per ritrovare energia e sentirsi subito meglio. L'eco-terapia - nota anche come eco-therapy - è un metodo di curarsi in modo naturale, che incoraggia le persone a creare delle relazioni positive con l'ambiente che le circonda. Essenzia Chi sceglie l'eco-terapia, compie il tentativo di utilizzare mente, cuore e sensi per interagire con il mondo naturale. Esistono molte alternative per dedicarsi all'eco-terapia, ma in generale questa tipologia di trattamento richiede di: - Trascorrere del tempo in un bosco o in un giardino. - Sedersi accanto ad un ruscello, un fiume o una fonte d'acqua. - Ammirare il paesaggio durante un viaggio. - Dedicarsi al giardinaggio e prendersi cura delle piante. - Interagire con gli animali domestici, compresi cani, gatti e cavalli. Alla base dell'eco-terapia troviamo la necessità di allontanarsi dal proprio ambiente abituale per riavvicinarsi agli spazi verdi e ai loro ecosistemi. Molti di noi, semplicemente per intuito, si saranno resi conto del potere curativo che la natura ha sulle persone e della sensazione immediata di benessere che una semplice camminata tra gli alberi può regalare. Ora anche il mondo della ricerca si è reso conto che il contatto con la natura è in grado di garantire benefici da non sottovalutare. Al momento, nessuno può spiegare fino in fondo perché il contatto con la natura abbia un impatto tanto profondo su di noi, ma i relativi benefici terapeutici non possono essere ignorati. Il miglior modo per sperimentare l'efficacia dell'eco-terapia consiste semplicemente nel trascorrere più tempo all'aria aperta, cercando di interagire con gli altri esseri viventi. Ecco i principali benefici dell'eco-terapia: 1) Benefici medici La semplice osservazione della natura può aiutare il nostro corpo a guarire più in fretta. Secondo alcune ricerche, i pazienti in ospedale si riprendono prima e avvertono meno dolore se hanno accesso a immagini, panorami e suoni della natura. Anche osservare dei dipinti di paesaggi naturali o ascoltare dei suoni registrati può avere effetti positivi sul recupero della salute. 2) Benefici emotivi Ogni giorno la vita ci richiede elevati livelli di concentrazione per compiere le azioni quotidiane, a casa, in famiglia o al lavoro. Ciò può provocare irritabilità, stanchezza e stress. La natura può contribuire a migliorare il benessere generale, garantendo un vero e proprio effetto ristoratore. Gli effetti benefici del trascorrere tempo all'aria aperta sono evidenti sia sugli adulti che sui più giovani. Una vacanza in campeggio, una bella nuotata o una corsa nel parco possono aiutarci a sentirci più pazienti e sicuri di noi stessi. 3) Benefici terapeutici Secondo le più recenti ricerche, il diretto contatto con la natura può offrire un supporto da non sottovalutare a coloro che soffrono di disturbi come l'ansia o la depressione. In alcuni istituti scolastici gli insegnanti vengono incoraggiati a trascorrere del tempo all'aria aperta - anche per una breve camminata - con i bambini iperattivi, così che in classe e nelle altre attività della giornata possano concentrarsi di più. In caso di malattie gravi, l'eco-terapia potrebbe rappresentare un supporto interessanti alle normali cure. Ecco altri esempi di attività che richiedono il contatto diretto con la natura e che potrebbero rientrare nell'eco-terapia. 1) Biofilia Secondo la biofilia, non si può trascorrere una vita sana e completa lontano dalla natura. Sulla base di questa affermazione, un gruppo di studiosi olandesi ha dimostrato che la natura può aiutarci a vedere il nostro futuro in chiave positiva. Osservare un paesaggio naturale rigoglioso - anche in fotografia - sarebbe d'aiuto per aprire i propri orizzonti verso prospettive esistenziali decisamente più rosee. Leggi anche: Vuoi avere più fiducia nel futuro? Osserva una foto della natura 2) Silvoterapia Abbracciare un albero per sentirsi meglio. Ecco il consiglio di base della silvoterapia. I maggiori effetti terapeutici si otterrebbero appoggiandosi con la schiena al tronco degli alberi e posizionando la mano destra nella zona del plesso solare. La mano sinistra è a contatto con il retro della schiena - nella zona dei reni - e l'albero stesso. E' necessario respirare a lungo e profondamente per avvertire una nuova sferzata di energia. Leggi anche: E se il morale va giù...abbraccia un albero! La silvoterapia 3) Ortoterapia L'ortoterapia è stata introdotta come supporto alle cure convenzionali in diversi ospedali, nel mondo e anche in Italia. Vi avevamo parlato, ad esempio, dei casi di Detroit e di Mantova, dove è nato un orto-giardino curativo dedicato ai malati di Alzheimer. Prendersi cura del proprio orto è un vero e proprio antistress naturale. E chi ha la possibilità di coltivare delle piantine aromatiche in ufficio godrà di benefici per quanto riguarda la produttività sul lavoro e la concentrazione. Leggi anche: Ortoterapia: perché curare le piante è un po' come curare se stessi 4) Garden Therapy La garden therapy è una forma di terapia olistica, utile a promuovere la salute ed il benessere interiore. Si associa soprattutto alla cura del giardino, con particolare riferimento a piante e fiori, e in alcuni casi all'aromaterapia. Grazie alla garden therapy, infatti, il nostro olfatto è stimolato in positivo dai profumi emanati dalle corolle e dalle erbe aromatiche di cui possiamo occuparci. La cura del giardino favorisce la serenità, infonde speranza e desiderio di impegnarsi. Leggi anche: Garden Therapy: il vero benessere è in giardino 5) Pet Therapy La Pet Therapy consente agli ammalati o alle persone in difficoltà di migliorare le proprie condizioni di vita e di salute, grazie al contatto con un animale domestico. L'Emilia Romagna ha da poco approvato un regolamento che permetterà a cani e gatti di accedere alle strutture ospedaliere sia pubbliche che private, in modo che i pazienti possano trarre beneficio dalla loro compagnia. Leggi anche: Pet therapy: cani e gatti potranno far visita ai padroni negli ospedali dell'Emilia Romagna Adesso un paio di paragrafi tratti dal mio libro “Le Pagine Bianche di Anne Frank”, dove la nostra amica, pur se relegata in un lager, parla di amore per la natura, come mezzo attraverso il quale si può arrivare a Dio. …….”Posso comunque dirti che, anche in queste circostanze, riesco facilmente a estraniarmi da tutto per godermi la natura: il vento freddo sul viso, il tepore dei raggi del sole, l'azzurro del cielo. Non sai quanto sia rilassante guardare un albero, rimirare la luce del sole che filtra tra i suoi rami e contemplare i disegni che le infinite sfumature dipingono sulle sue foglie. La natura è il più grande spettacolo del mondo, molto meglio anche del cinema e non si paga neanche il biglietto! Aiuta a liberarci di tutto quello che ci logora la mente. Vogliamo parlare dell’arcobaleno? Potresti dirmi, in tutta sincerità, se esiste qualcosa di più magico, bello, puro e incantevole dei suoi mille colori e delle sue incredibili tonalità? La risposta è: sicuramente no! Vado in estasi quando ne vedo uno, mi viene quasi voglia di piangere, tanto lo trovo meraviglioso e magico. Secondo la mitologia greca, l’arcobaleno era un sentiero tra la terra e l’Olimpo creato da Iride, la messaggera degli dei. E voglio tenerti informata che, in proposito, la qui presente Anne si è imposta il seguente obbligo morale, che si potrebbe considerare come una specie di “fioretto per la vita”. Quando in cielo compare un arcobaleno, la sottoscritta ha deciso, qualunque cosa accada, di non distogliere lo sguardo finché non scompaia. Non si può sciupare la sua visione liquidando sbrigativamente la faccenda con un semplice: «bello, non è vero?» Dato che ritengo sia un messaggio foriero di buoni presagi, non posso, non voglio, non devo passare oltre, finché i suoi colori rimangono a dipingere la già splendida volta celeste. La storiella della “Pentola d’oro” non sarà forse vera, ma su questo che ti ho detto, ci credo fermamente”. ****** “Sai dirmi chi, oppure che cosa, non è in grado di inerpicarsi sugli alberi? Sono proprio le preoccupazioni, le inquietudini, le ansie e le tensioni!” Ciò vuol dire che, se hai qualche problema che ti angustia, la tua amica Anne ti consiglia di sederti in un bel prato e di arrampicarti idealmente tra le fronde di un albero, per ammirare il tremolio delle sue foglie luccicanti al sole, insieme all’ondeggiare della sua chioma al vento. Se ci pensi bene, un albero sembra dirti sempre di sì, incoraggiandoti con la sua serenità. Non so se sarai d’accordo su questo punto, ma vedrai che ogni foglia sarà come una parola buona e d’incoraggiamento sia per te sia per il tuo buonumore! Le tristezze nascono dai compatimenti per le proprie miserie, la felicità, invece, nasce dall’amore per il Creato. Non credi sia così?” *************** E’ la stessa Anne che, infine, mentre sta per salire in Cielo, sale su un Arcobaleno per arrivare in Paradiso. “Aspettami…..sto venendo da Te per favore, dimmi da quale parte devo volgermi per poter essere guidata da Te http://www.lafeltrinelli.it/libri/pezzella-dario/pagine-bianche-anne-frank/9788891096326 Per finire, un paio di foto del mio plastico: sono le stanze del magazzino al secondo piano, sopra gli uffici della Opekta, dove si preparava e imbottigliava la pectina per fare le marmellate e dove Van Pels, prima di nascondersi, miscelava le spezie.

martedì 23 giugno 2015

RACCONTI DEL DIARIO SEGRETO

Ebbene, sì: andando avanti con il mio manoscritto, sono sempre stato cosciente di poter sprofondare nel ridicolo, oppure di scadere nell’inverosimile, ma non per questo mi sono arreso, cercando in ogni caso di attenermi sempre a fatti realmente accaduti e raccontati da chi, le sorelle Frank, le ha davvero incontrate nei lager. All’inizio è stato un gioco, poi in seguito è diventato un esperimento che ha preso via via sempre più forma. La cosa mi ha assorbito talmente tanto, da indurmi a portare a termine quello che avevo iniziato. Ho la certezza di non essermi neanche lontanamente avvicinato alla leggerezza nello scrivere che aveva Anne e nemmeno alla sua drammaticità. Non riesco in nessun modo a immaginare tutte le sofferenze che avrà provato realmente e ai milioni di pensieri che avranno attraversato la sua mente, ma è stato bellissimo poter pensare di farla rivivere, per rileggere ancora una volta delle sue mirabolanti elucubrazioni. Usando le parole di Anne, ho scritto il “mio diario” in clandestinità, perché “…avrei perso la mia tranquillità e fiducia in me stesso, se avessi dovuto tollerare critiche nei confronti della mia impresa non ancora conclusa” . Infine, non so quante volte mi sono dato del matto, ma sono andato sempre avanti dicendomi: «E vediamo dove vado a finire». E riprendendo l’identica frase che Otto Frank ha pronunciato al nipote Buddy, durante una sua visita a Bruxelles: «E’ stato come un vortice. Una volta cominciato, sono stato tirato dentro sempre di più». Non riuscivo a smettere di pensare ad Anne, a quello che aveva scritto e ciò che aveva dovuto provare durante gli ultimi sette mesi della sua vita, trascorsi tra un campo di concentramento e un altro. La tenera e gracile Annina in un campo di morte! Così ho cominciato a procurarmi libri e testi di chi aveva avuto rapporti con lei, sia dentro sia fuori i lager, biografie, storie di famiglia, filmati vari, persino la riduzione teatrale del suo diario. E ancora non mi sentivo appagato. L’amabile Annelies era entrata con forza nel mio cuore e con forza qualcosa doveva uscirne. Il risultato non sta a me giudicarlo: dentro il libro ci sono sicuramente i riflessi e i ricordi di anni di letture, di meditazioni religiose e talk show televisivi. Qualche battuta di un film che mi è rimasto nella memoria, una frase romantica in un cioccolatino. Devo ringraziare anche tutti coloro i cui pensieri, anche se non proprio intenzionalmente, sono stati fatti da me lievitare in queste pagine, fino farli divenire quelli di Annelies, sicuro che, se sarò riuscito a donare un’emozione, uno spunto di riflessione, un sorriso o un piccolo raggio di luce, vorrà dire che non sarà stata carta sprecata. Adesso vi mostro le foto dei giardini di Merwedeplein, dove Anne giocava e il palazzo dove ha abitato sino al luglio del 1942.

domenica 21 giugno 2015

Le pagine bianche di anne frank


Chi ha tradito i clandestini?

Le teorie che si sono succedute negli anni, formulate sia dai protettori dei rifugiati di Prinsengracht, sia dalle autorità olandesi, furono molteplici. Lo stesso Otto Frank non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che, dopo oltre due anni, fosse stato scoperto il loro Alloggio segreto. Nel mio libro, anche Anne torna con i suoi pensieri a quegli avvenimenti, formulando delle ipotesi: "A proposito di reclusione, spesso ripenso al giorno dell'arresto e non faccio che chiedermi quali possano essere le ragioni che abbiano spinto qualcuno a tradirci. Questioni personali? Ragioni legate alla religione? Convinzioni politiche oppure ideologiche? E se fosse stato solo per soldi? Se l’infedele fosse un padre di famiglia disperato, che per pochi fiorini ha potuto sfamare i suoi figli un giorno di più? Lo giustificheremmo, oppure al suo posto ci saremmo comportati diversamente? Chi, in piena coscienza, potrebbe comunque sentirsi a posto? Non è facile dare una risposta. Volendo comunque ipotizzare il nome della spia, punterei il dito su Van Mareen, il nuovo magazziniere dell’Opekta. E' stato sospettoso e ficcanaso sin dal primo giorno che fu assunto per sostituire il padre di Bep, anche se, a dire il vero, erano in molti a conoscere il nostro segreto. Sono sicura, infatti, che i vari fornitori da cui Miep faceva la spesa, non possano non aver pensato che stesse nascondendo degli ebrei. Qualcuno potrebbe averci intravisto nella penombra, di sera, attraverso le tende; oppure, a segnalare la nostra presenza, potrebbero essere stati i vari visitatori notturni che sono venuti a rubare nell'ufficio di Kleiman. Infine, non posso dimenticare quei ragazzini che, nella primavera dell'anno scorso, si sono arrampicati dal giardino fino alla finestra del magazzino. Ho sempre sperato, in cuor mio, che non mi avessero visto dietro le tende, ma non ho avuto mai il coraggio di parlare dell'episodio agli altri. Possibile che dopo più di un anno, abbiano tirato fuori la loro scoperta parlandone con qualcuno? Non c'è dubbio che, se così fosse, io sarei l'unica vera responsabile di tutto questo disastro! Sarebbe una colpa tutt’altro che trascurabile, non ti pare? Comunque sia, probabilmente era questo il nostro destino. Il nascondiglio ci ha permesso di salvarci dalle razzie dei tedeschi ed io ho avuto la possibilità di continuare a scrivere il mio diario. Quante altre ragazze ebree della mia età hanno avuto la stessa fortuna? A domani." Come Anne immagina, è possibile che qualcuno nelle immediate vicinanze dell’Opekta si fosse insospettito: i vari commercianti da cui Miep andava a comprare, oltre ai vicini e ai dirimpettai, che non possono non aver notato le grosse quantità di cibo acquistate o delle ombre dietro i vetri la sera. Un'altra ipotesi è stata formulata riguardo i ladri che, nel corso dei due anni, hanno visitato gli uffici di notte. In ogni caso, una dei maggiori indiziati, fu proprio il magazziniere Van Mareen che, sospettoso sin dall’inizio, posizionava delle trappole per trovare evidentemente conferme ai propri sospetti. Le indagini furono molteplici, così come gli interrogatori, che non portarono mai a nulla. Recentemente è stata formulata un’altra ipotesi. Riporto integralmente il testo dell’articolo ripreso da www.Reporternuovo.it Direttore: Roberto Cotroneo Anna Frank: tradita dalla sorella di chi la proteggeva _______________________________________ In un libro nuove ipotesi sulla fine della famiglia ebrea. A consegnarli alla Gestapo sarebbe stata Nelly Voskuijl, sorella di Elisabeth, che nascose ad Amsterdam i Frank di Eugenio Murrali 9 aprile 2015 ________________________________________ Nuove ipotesi e nuovi misteri sulla fine della famiglia Frank e di altri quattro ebrei nascosti nel magazzino al 263 di Prinsengracht, ad Amsterdam. Maurizio Molinari, sulla Stampa di oggi, dà notizia di un libro, Bep Voskuijl, Het Zwigen Voorbij (Bep Voskuijl, Basta silenzio), pubblicato questa settimana nei Paesi Bassi. Gli autori dell’indagine sono il cronista Jeroen De Bruyn e Joop van Wijk, figlio di Elisabeth (“Bep”) Voskuijl, la donna che aiutò a nascondere i Frank. Dopo l’ascesa di Hitler, nel 1933, l’autrice del celebre diario - Il diario di Anna Frank, tradotto in decine di lingue – si trasferisce con la famiglia ad Amsterdam, dove il padre, Otto Frank crea la Opekta, un’azienda che fabbricava prodotti per fare la marmellata. Nel 1937, “Bep” viene assunta nell’industria e, quando i Paesi Bassi vengono occupati dai nazisti, contribuisce a proteggere gli ebrei del quartiere, mentre sua sorella Nelly Voskuijl inizia a collaborare con la Gestapo. La tesi del libro è che proprio Nelly abbia denunciato la presenza degli ebrei nel magazzino dell’Opekta, che aveva due piani il cui accesso era dissimulato da una libreria. Lì per due anni – dal 1942 al 1944 – si nascosero i Frank insieme al dentista Fritz Pfeffer e a tre componenti della famiglia Van Pels. Negli anni le indagini si erano concentrate su diverse figure, in particolare sul magazziniere Willem Van Maaren. Tuttavia la responsabilità dell’uomo non è mai stata dimostrata. Otto Frank era invece riuscito a scoprire che a comunicare il nascondiglio alla Gestapo di Amsterdam con una telefonata era stata una voce di donna. Gli autori hanno analizzato le testimonianze di alcune persone vicine a Nelly, che si sarebbe rivolta alla sorella Bep con una frase come “Vattene ora, vai da quei tuoi ebrei…”. Altro dato a supporto della tesi è la scomparsa della corrispondenza tra Otto Frank e Elisabeth, dove forse la donna poteva aver accennato alla sorella quale autrice della denuncia. Secondo Joop van Wijk la madre Bep era infatti consapevole del ruolo avuto da Nelly nella cattura dei Frank. L’uscita del libro segue di qualche giorno il comunicato del museo di Amsterdam secondo cui Anna e la sorella Margot Frank sarebbero morte di tifo nel lager di Bergen-Belsen non a marzo, ma a febbraio del 1945, ben due mesi prima di quella liberazione che non hanno mai visto. A questo punto, avendo menzionato il magazzino, non posso non pubblicare un paio di foto del mio plastico, spero che vi piacciano. A presto!

venerdì 19 giugno 2015

OPPURE COMINCIAMO DALLA FINE?

Non si conosce la data esatta del decesso delle sorelle Frank, così come di migliaia di altre vittime innocenti come loro. Nella maggior parte dei casi si fece ricorso a una meticolosa ricostruzione degli eventi, a stime e dichiarazioni di sopravvissuti. Nel caso delle nostre amiche, si giunse a collocare il loro decesso tra la metà e la fine del marzo 1945. Recentemente qualcuno ha ipotizzato che il decesso di Anne e Margot dovrebbe essere anticipato di diverse settimane, in relazione alla comparsa dei primi sintomi della malattia che le ha uccise, il Tifo. Sia come sia, per concludere la mia storia, io ho voluto ipotizzare che la povera Annelies, dopo tante vicissitudini, abbia lasciato la sua vita terrena il 20 marzo del 1945 e questo per diverse ragioni. La prima: perché esattamente otto anni dopo, il 20 marzo 1953, la sua amata nonna Alice l’avrebbe finalmente raggiunta in cielo. La seconda: Anne amava la primavera, stagione di rinascita. Ebbene, l’equinozio di primavera di quell’anno avvenne proprio alle ore 23.30 del 20 Marzo. La terza: anche Herbert –figlio di Alice e fratello di Otto Frank- si è ricongiunto a loro il 20 marzo 1987. E perché non ricordare che Stephan, fratello di Buddy Elias -l’amatissimo cugino di Anne deceduto anch’egli lo scorso mese di marzo- era nato il 20 dicembre, cioè lo stesso giorno di nonna Omi Alice Stern? Incredibile ma vero! Ed io credo fermamente che ci sia un significato nella concatenazione di tutti questi eventi, tanto che ho voluto metterli insieme, per dare loro un significato. Ecco un altro estratto dal libro:
Mercoledì, 20 marzo 1945, infermeria Ore 23.25, primavera Cara Kitty, non ho davvero più nulla da riferirti, se non il sollievo che sto provando all’idea di abbandonare tutte queste afflizioni e il desiderio di riabbracciare al più presto i miei cari. Dopo quello che mi ha detto Margot, quest’altra vita che mi sta aspettando non mi fa paura. E non ho neppure più nulla da chiederti, nemmeno se tu sia in grado di dirmi con quali armi si vincerà questa guerra, perché sono sicura di avere già la risposta. Chiunque partecipi a un conflitto armato è già sconfitto in partenza, poiché non esiste alcun tipo di vantaggio o di profitto, e nessuna ideologia o alcuna dottrina religiosa che potranno mai giustificarne l’approvazione. Ma non sarà certo con i fucili, né con i carri armati e neanche con i missili, che si riuscirà a fermare. Sarà solo con l’amore e con la fede… e finché non ce ne sarà abbastanza sia dell’una sia dell’altra, non ci sarà mai la pace su questa bella Terra. Tu, mia cara dolce amica, sii sempre un raggio di sole nel buio di questi tristi giorni per l’umanità. Per me il combattimento è ormai al termine e presto sarò di nuovo insieme alla mia famiglia, ai miei amici, così tutto tornerà come prima. Solo adesso che la mia mente è serena, mi è finalmente chiaro il significato di quelle parole terribili, gelide e beffarde, affisse sul cancello di Auschwitz. Adesso, solo adesso, finalmente ho compreso perché “Il lavoro rende liberi”. La risposta l’ho sempre avuta davanti agli occhi, tatuata sul braccio come segno del mio destino. Da subito avrei dovuto comprendere il significato di quei numeri: grazie al suo lavoro, ad Anne Frank, il 20 3 45, sarebbe stata resa finalmente la libertà! Chi l’avrebbe mai detto? La “Ragazzina del diario” sta finalmente per smettere di scrivere. Che cosa rimarrà delle cose che ha fatto e di quelle che ha scritto? Sarà il futuro a dirlo e rimarranno solo delle “pagine bianche” che qualcun altro riempirà al posto suo. Forse davvero qualcun altro porterà a compimento il mio diario, dando un seguito alla mia storia. Ciao, Kitty. Con queste ultime parole, anche l’ultima “pagina bianca” del diario terreno di Annelies Marie Frank è completa. Certamente adesso ne starà scrivendo un altro da lassù, citando magari ciascuno di noi che siamo divenuti suoi amici e non l’abbiamo dimenticata. Prima di salire in cielo, Anne ha capito che l’unica libertà cui si riferiva la scritta del cancello di Auschwitz è la morte. Poi rivolge la sua ultima preghiera a Dio…
La bellissima foto è proveniente dal sito: http://kids.britannica.com/comptons/art-166936/A-memorial-to-Anne-Frank-and-her-sister-Margot-Frank

mercoledì 17 giugno 2015

Vi racconto com’è andata

Il 20 giugno 2012 (esattamente settanta anni dopo che Anne ha inaugurato il suo Diario), me ne tornai a casa con un piccolo block-notes, di quelli talmente ridotti da stare in una mano. Intendevo riportarci tutti i pensieri più belli del Diario di Anne Frank, che avevo appena finito di rileggere per l’ennesima volta; tuttavia, la prima e unica cosa che scrissi quel giorno fu un mio pensiero, immaginando che fosse di Anne Frank e che poi è quello riportato oggi sul retro della copertina del mio libro. Il giorno dopo, andando al lavoro, ebbi l’incidente con la moto; così, dopo l’ospedale, alle 14.30 mi ritrovai tutto fasciato fuori il balcone di casa e pensai: “E adesso, che ci faccio 2 mesi qui fuori?”…… Ripresi il blocchetto e cominciai a scrivere, disteso sulla sdraio, cercando di immaginare quali pensieri preziosi ci avrebbe lasciato Anne se avesse potuto continuare a scrivere; il tutto senza uno scopo preciso, solo per impegnare il tempo e senza immaginare quello che ne sarebbe venuto fuori! Insomma, il mio libro l’ho scritto con carta e penna, proprio come Anne! Solo quando tornai a lavorare, durante le pause pranzo, riportai nel PC quanto scritto sul block-notes e su due quaderni di "Hanna" Montana (ahaaha, giuro, non ci avevo mai pensato, forte eh?!), regalatimi da mia figlia. Quindi posso tranquillamente affermare che, senza l’incidente, questa cosa non avrebbe mai visto la luce! Solo un'ultima cosa, a dimostrazione di quanto questo mio lavoro non sia proprio una utopia. Riporto il link di un articolo, pubblicato su www.lastampa.it, relativo alla pubblicazione di un libro che in America ha avuto successo, e che descriveva una Anne Frank divenuta in vecchiaia "schietta, diretta, egoista". www.lastampa.it/2012/08/26/cultura/e-se-cinquanta-sfumature-l-avesse-scritto-anna-frank-B1mNqP9A28kOxc6pVbdpDO/pagina.html Non credo che tutto ciò sarebbe realmente accaduto. La "sorellastra postuma" di Anne e Margot, Eva Schloss, nel suo libro "Sopravvissuta ad Auschwitz", dopo la tragedia dei campi di concentramento ha dichiarato di essere divenuta atea. Ma io insisto, e anzi, ripeto con certezza: non credo che ciò sarebbe capitato ad Anne. E' questa la sintesi del mio Diario, che è la produzione interiore di tutta la mia vita. Un ultimo appunto: sono consapevole che questo blog, essendo scritto in corsivo, può risultare un po’ più ostico da leggere e quindi da seguire………..ma consideratelo un ulteriore tributo ad Anne Frank. E’ una mia precisa scelta che sia scritto così, proprio come il Diario della nostra amica. Vi lascio con un paio di foto della scuola che frequentava, che ho fatto personalmente ad Amsterdam un paio di anni fa. Vi Assicuro che da vicino è molto suggestiva, anche perché, come vedete, sui muri ci sono le scritte in corsivo del suo Diario. A presto!

lunedì 15 giugno 2015

COMINCIAMO DAL PRINCIPIO...

Buonasera a tutti. Allora, ricominciamo dal principio. Adesso che il libro è pubblicato, perché tenere un Blog? Per parlare del libro, ovvio. Perché adoro parlare di Anne Frank, della sua vita, e vorrei condividere i suoi pensieri e il suo amore per la vita con gli altri. Ma anche per me stesso, per comprovare che tutto quello che mi sta accadendo è vero e reale. In ultimo, per fare della beneficenza, in nome di Anne Frank, contribuendo a divulgare il suo messaggio. Sono certo che avrà gradito il mio bel regalo di compleanno, voi che ne dite? Ricomincio quindi dall'inizio, dalla porta di Prinsengracht 263 e dalla foto del mio plastico che, come promesso, un po’ alla volta riprodurrò integralmente qui, in foto, e dalle prime righe del mio libro che, occasionalmente, riporterò in questa vetrina.
Questo, invece, è l’incipit. Anne si trova nella stazione di polizia nel centro di Amsterdam, poche ore dopo che i clandestini sono stati scoperti e arrestati da Karl Josef Silberbauer, della Gestapo, e ritorna con i pensieri a quei momenti terribili, che in futuro torneranno spesso a tormentarla. Amsterdam 4 agosto 1944 (Stazione di Polizia di Euterpestraat) Noi siamo la somma di tutto quello che abbiamo visto, incontrato e vissuto durante la vita. Ne consegue che il destino lo costruiamo giorno per giorno, con le nostre mani ed è univoco, non avrebbe senso cercare di cambiarlo. Solo adesso che mi ritrovo davvero prigioniera non esiterei, se ne avessi il potere, a modificare il corso degli eventi che si sono susseguiti nelle ultime ore, non tanto per me stessa, quanto per le persone che mi sono accanto adesso. Non vedo che facce affrante e volti sofferenti attorno a me. Margot ha da poco smesso di piangere, ma tra breve, c'è da scommetterci, ricomincerà! Mia madre non parla, ma le si legge chiaramente in volto la paura e la disperazione. Kerli e Putti sono seduti e con il capo chino contemplano ormai da un’ora il pavimento; anche Peter, pur riuscendo a mantenere un certo contegno, è molto triste e sembra più smarrito del solito. Soltanto Pim , anche se assorto nei suoi pensieri, appare calmo e non tradisce alcun tipo di ansia, né di scoraggiamento. Io invece me ne sto zitta, ma non riesco a togliermi dalla mente quei momenti terribili, che continuo a rivedere come le sequenze di un film che improvvisamente s’interrompe ricominciando sempre dallo stesso punto. Ero lì che tremavo e avevo una gran voglia di piangere e di gridare, riuscendo a stento a trattenermi; gli ultimi due anni e passa della nostra vita, fatta di sogni e di speranze, erano stati infranti in quell’ultima manciata di minuti. Il cuore mi batteva dall’interno come un tamburo: ecco, uno dei crucchi prende la valigetta regalatami da Papà, con dentro tutti i miei tesori. La apre e la capovolge per svuotarla del contenuto e per riporvi dentro i pochi averi sottrattici: degli oggetti di esiguo valore, s’intende, qualche banconota, degli orologi, una collana, alcuni orecchini. I miei quaderni e i miei fogli sono precipitati a terra disordinatamente. Avrei preferito morire, il mio cuore stava sanguinando per davvero! Tutte le mie pagine, i miei segreti, le mie storie, erano lì, sparsi sul pavimento, stropicciati e calpestati senza alcun riguardo. E’ stato come se lo avessero fatto a me. Anche se sono riuscita a trattenere le lacrime, non ho potuto muovere un dito quando i miei quaderni sono finiti in terra e a essere sincera, non credo che riuscirò mai a perdonarmelo. Avrei voluto imprecare, protestare, mi sarei dovuta inginocchiare per recuperare tutto, ma sono riuscita solo a rimanere immobile come una statua di sale, mentre dentro di me c’era un vulcano in eruzione. E’ stato lo sguardo di mio padre a darmi la forza e la calma necessaria per rimanere ferma e in silenzio, anche se in realtà stavo morendo dentro. E adesso? Come posso riuscire ad alleggerire questo peso che ho nell’anima? Un filosofo greco riconduceva il fluire della vita alla semplice contrapposizione tra una cosa e il suo contrario: ad esempio tra il bene e il male, il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, la pace e la guerra, la gioia e la tristezza. Una teoria per spiegare in che modo le cose negative possano aiutarci ad apprezzare adeguatamente quelle positive. Spero con tutto il cuore che alla fine sia davvero così; confido che, dopo questo lungo periodo di buio, finalmente arriverà la luce a rischiarare le nostre vite. Coraggio allora!

sabato 13 giugno 2015

LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK: È l'ideale prosecuzione, anzi, l'effettiva continuazione del Diario di Anne Frank e racconta il martirio dei campi di concentramento vissuti con gli occhi della vittima più famosa della Shoah, che cerca a tutti i costi di sfuggire alla morte solo con la forza della propria immaginazione. E' con la poesia e il grande amore per la vita, che Anne accompagna il lettore in questo tenero e crudo viaggio nei suoi pensieri. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza.

UNA PAGINA DEL LIBRO: LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK DI DARIO PEZZELLA

Dario Pezzella Cara Kitty, sono rimasto stupito e ammirato di tutte le lodevoli iniziative promosse dall’Associazione “Un ponte per Anne Frank” e vorrei anch’io parteciparvi, con l’analogo spirito che vi spinge a divulgare la storia di Anne Frank e della Shoah, affinché nessuno dimentichi. Orbene, dopo aver letto solo in età matura il Diario più famoso della storia, ne sono rimasto folgorato, tanto che ho voluto allargare le mie conoscenze sull’autrice e sulla sua famiglia. Per farla breve, non so come e non so perché, sono riuscito a portare a termine un’impresa che ha dell’assurdo: ho osato scrivere il seguito del Diario di Anne Frank e, proprio come il suo primo Diario regalo del padre Otto, gliene farò idealmente dono il prossimo dodici giugno, in occasione del suo ottantaseiesimo compleanno. Il libro si intitola: “Le pagine bianche di Anne Frank” e sarà pubblicato su “www.ilmiolibro.it”. Vorrei presentartene uno stralcio, in modo che se ne possa capire il senso e l’impostazione. Il ricavato netto di questa edizione sarà devoluto proprio all’Associazione “UN PONTE PER ANNE FRANK”. Non ho velleità a riguardo, consideralo solo un atto di amore nei confronti di Anne, che si è impossessata del mio cuore. Mercoledì 17 febbraio 1943 Ieri era il sedici febbraio ed è stato il compleanno di Margot. La mia cara sorellina ha compiuto diciassette anni ed è sempre più prossima all’età adulta. Devo dire che in questo è stata molto precoce dimostrando, sin dalla pubertà, di essere riuscita da subito a raggiungere un certo equilibrio e soprattutto la maturità, cosa che non è ancora riuscita alla sottoscritta! Per il suo primo genetliaco in clandestinità non è stata trattata poi tanto male: io l’ho coccolata preparandole la colazione e portandogliela a letto. Da Miep ha ricevuto una torta di mele, da mamma una sottoveste con dei calzettoni, un quaderno per il suo diario da Kleiman, un sacchetto di noci da Peter e per finire delle vitamine, un libro di ostetricia e un kit per la pulizia degli occhiali. Al momento di spegnere le candeline, in considerazione della scarsità di regali, le è stato chiesto di esprimere un desiderio: non di quelli che però sono congiunti a generiche aspirazioni future, nossignore, ma di quelli riguardanti un’ambizione immediata e concreta, da esaudire con la gentile collaborazione di tutti gli inquilini. Siamo rimasti tutti stupiti dalla fantasia di Betti, tanto è stata audace nella richiesta! Ma ormai avevamo promesso e le promesse vanno mantenute ad ogni costo! Per pura combinazione, il suo compleanno quest’anno è capitato giusto a cavallo tra il “digiuno di Ester” e “Purim” -la Festa delle Sorti- che è la più gioiosa delle ricorrenze ebraiche. In molte comunità c’è la consuetudine di banchettare con cibi e dolci prelibati e i bambini amano travestirsi un po’ come si fa durante il Carnevale. Prendendo al volo questa fortunata coincidenza, Margot ha deciso che il giorno dopo -che poi sarebbe oggi- tutti i pensionati del retro-bottega di Prinsengracht si sarebbero dovuti scambiare i propri ruoli per l’intera giornata, lasciando alla “sorte” la scelta dei travestimenti, da eseguirsi con lo scambio vero e proprio degli abiti di scena! Mi è parsa da subito un’idea divertentissima, per quanto imbarazzante potesse essere per gli adulti. Già immaginavo Petronella nei panni della sua più impertinente antagonista, Anne. Tra gli adulti c’è stato un momento di panico, ho letto nei loro occhi un lampo di preoccupazione e d’impaccio. Ma tant’è, il latte ormai era versato! Abbiamo scritto dei bigliettini con i nostri nomi, affidando a Peter l’onere della scelta, pescandoli dal cappello di papà. Il destino si è così pronunciato: io avrei preso il posto di mia sorella, Pim quello di Kerli, mamma si sarebbe scambiata i panni di Putti e lo stesso avrebbero fatto Peter e Pfeffer. Credo che la permuta peggiore sia stata di gran lunga quella toccata a mio padre, che ha dovuto indossare i vestiti di Petronella e occuparsi delle faccende domestiche! In generale c’è stato da morire dal ridere, soprattutto quando ci siamo rimirati l’un con l’altro, come in uno specchio magico. Pfeffer, nei sacrificatissimi abiti di Peter, non riusciva a muoversi, a evitare strappi indesiderati, ma l’imbarazzo più grande è stato vedere Pim e Van Pels nei panni delle due massaie e a piedi scalzi, per giunta! Io sono stata condannata a tacere per gran parte del giorno, per essere fedele all’indole e al comportamento di Margot, ma in realtà ho riso tutto il tempo delle buffe smorfie di papà, che incarnava perfettamente il personaggio scorbutico della madama. Anche Putti Van Pels si è dato da fare, d’altra parte non ho mai taciuto che quand’è di buon umore, riesce a essere un’ottima compagnia! L’unico che non ha reso onore al festeggiamento è stato il serissimo dott. Pfeffer: non ha fatto che sbuffare, mantenendo il broncio fino all’ora di cena…che individuo noioso! Insomma, ci siamo divertite moltissimo, è stato forse il giorno più allegro da quando viviamo in clandestinità e per diverse ore siamo riusciti a tenerci alle spalle gli alleati, le bombe e la guerra!

PUBBLICATO IL LIBRO: LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK DI DARIO PEZZELLA

mercoledì 10 giugno 2015

ARTICOLO SU ANNE FRANK PUBBLICATO DA IL FOGLIO QUOTIDIANO

Meno due!

Venerdì è il giorno del mio regalo ad Anne Frank! 
Mi tremano le gambe!
Nell'attesa ho pensato di farvi leggere un meraviglioso articolo scritto su "IlFoglioQuotidiano" in occasione del giorno della liberazione.
Ringrazio anticipatamente Annalena Benini per la passione e i buoni sentimenti che emergono con chiarezza dalla lettura.
Sicuramente le cinguetterò qualcosa su Twitter dopo la pubblicazione.
Magari il mio libro Le piace!
 Prima, però, vi faccio vedere la ricostruzione della stanza di Anne, che ha visto nascere il Diario più famoso della storia. Fa parte del plastico acquistato al Museo di Anne Frank in Prinsengracht 263, in semplice cartone, che ho arredato e rifinito di tutto.
Tra un Post e un altro avrò il tempo per mostrarvelo tutto, stanza per stanza.






Volevo leggere Anna Frank

L’incontro acerbo e sconvolgente con il Diario e tutte le sfumature di un’anima senza lieto fine
di Annalena Benini | 05 Aprile 2015 ore 06:17 

Cara Kitty, mi sono presa l’impegno di vivere una vita diversa dalle altre ragazze, e, un domani, diversa dalle normali casalinghe. Questo è un inizio interessante ed è la ragione, la sola ragione per la quale nei momenti più pericolosi devo ridere della buffa situazione. Sono giovane e ho ancora molte virtù nascoste, sono giovane e forte e vivo questa grande avventura”. Il 3 maggio 1944 Anna Frank stava per compiere quindici anni: da quasi due si nascondeva, con i genitori, la sorella e un’altra famiglia ebrea, in una soffitta di Amsterdam che chiamava l’Alloggio segreto (“ho l’impressione di trovarmi in una strana pensione in un luogo di villeggiatura”), e aveva riempito la parete nuda sopra il suo letto di cartoline e ritagli di stelle del cinema. Voleva scrivere un libro che avesse proprio quel titolo, l’Alloggio segreto, e stava ricopiando e sistemando il diario, in attesa di uscire al sole: voleva andare a studiare un anno a Parigi e uno a Londra, essere corteggiata, incontrare persone interessanti, innamorarsi, diventare una giornalista e poi una scrittrice, vivere altre grandi avventure da donna libera. “Non mi accontenterò di un futuro modesto”, scriveva, e non c’è niente di modesto nella sua scrittura, nei pensieri, nella capacità di essere avvincente raccontando la lotta per le patate dentro la soffitta, o descrivendo la sua vagina dall’alto, con precisione e stupore (“Tutto qui, eppure è così importante!”). A tredici anni era una scrittrice, sapeva far ridere, sapeva riflettere, essere forte e solitaria, e sapeva scrivere l’indicibile in un modo preciso e fiero: un’adolescente che non ha intenzione di volere bene a sua madre solo perché è sua madre, e che riflette sul matrimonio dei suoi genitori (le parti eliminate dal padre durante la prima pubblicazione del Diario nel 1947) individuandone i punti deboli e il disamore: “Dentro di lei pian piano si è distrutta. Lei lo ama come nessun altro ed è duro non vedere corrisposto un amore così”.

Ho letto per la prima volta il ‘Diario di Anna Frank’ da bambina, in quarta o quinta elementare, ho preteso di averlo con ostinazione: strattonavo la mano di mio padre che era venuto a prendermi a scuola e gli ripetevo: per favore compramelo. Lui non voleva, sei ancora piccola dài, ma la maestra in classe aveva parlato dell’Olocausto e io pensavo solo a quella bambina nascosta in soffitta con il pigiama che le era diventato piccolo, a lei che la sera quando c’era la luna aveva il coraggio di aprire la finestra e guardare le stelle, a lei che mangiava gli spinaci mezzi crudi anche se le facevano schifo e faceva battute su Braccio di Ferro.

Avere quel libro fra le mani, con la faccia carina di Anna in copertina e la foto di un frammento della sua calligrafia è stato molto più di immaginare Robinson Crusoe, Piccole Donne o più avanti il Giovane Holden. E’ stato un passo avanti nel mondo, il primo passo verso la vita adulta ma con le parole di una non adulta, una ragazzina di tredici e poi quattordci e quindici anni anni chiusa fuori dal mondo, che più di ogni altra cosa desiderava tornarci dentro e conquistarlo, e viveva quei mesi, quel buio, quella paura e a volte disperazione come una grande avventura. Anche per una bambina che non sapeva niente era così chiaro che quella era una cosa vera, un libro totalmente sincero (non è uno scrittore che si mette nei panni di una quindicenne, è una bambina che comincia a raccontare le sue giornate e finisce per intuire, da sé, che quel diario sta diventando qualcosa di grande, che è perfino più importante di lei, della sua famiglia e di quello che accadrà): un racconto che scoppia a ogni pagina di vita, di desiderio e di speranza (“Se Dio mi farà vivere, otterrò di più di quanto la mamma abbia mai ottenuto, non sarò mai insignificante, lavorerò nel mondo e per per gli uomini!”). Saltavo le considerazioni politiche, e del racconto sull’eccitazione con cui si mettevano intorno alla radio ad ascoltare di Churchill e Eisenhower assorbivo soltanto l’eccitazione. Poiché il diario termina in un giorno di agosto in cui non succede niente (ma è una pagina meravigliosa e appassionata in cui Anna descrive la sua anima divisa in due parti e lo fa da grande scrittrice), avevo, a nove o dieci anni, il diritto di pensare che forse quella bambina intelligentissima si era salvata, e anche il ragazzo che viveva con loro, e a cui lei aveva dato il primo bacio, e per il quale aveva scritto una lettera terribile al padre, dicendogli: io non ho più bisogno di voi. “Non è che io sia riuscita così da un giorno all’altro a sistemare le cose in modo da vivere senza una madre e senza l’aiuto di nessuno; mi è costato molta fatica e molte lacrime diventare così indipendente come sono adesso. Puoi anche ridere e non credermi, non me ne importa niente, so di essere una persona indipendente e non mi sento affatto di rendere conto a voi. Delle mie azioni devo essere responsabile solo davanti a me stessa”.

Era la cosa più sfacciata e ribelle che avessi mai letto, ed era ardente, l’aveva scritta una ragazzina olandese nascosta in un abbaino che sognava di tornare a scuola, sentiva l’enormità di quello che stava vivendo e confidava a Kitty (il nome che aveva dato al suo diario, l’amica immaginaria, l’escamotage letterario di una ragazza vincente) sogni ambiziosi e un ottimismo straziante e allo stesso tempo esaltante: “Mi è proprio impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria e della confusione. Vedo che il mondo lentamente si trasforma in un deserto, sento sempre più forte il rombo che si avvicina, che ucciderà anche noi, sono partecipe del dolore di milioni di persone, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto tornerà a volgersi al bene, che anche questa durezza spietata finirà, e che nel mondo torneranno tranquillità e pace”.

Leggere queste parole, adesso, è di nuovo sconvolgente, non solo per il valore assoluto e per l’orrore, di lì a pochi mesi, ad Auschwitz e a Bergen Belsen, Anna e sua sorella Margot, il tifo e l’inizio e la fine di tutto, i diari nascosti in un cassetto in attesa che qualcuno tornasse (solo il padre sopravvisse, fra le otto persone nascoste in quella soffitta) e li richiedesse indietro, ma perché erano le parole di una ragazza imperfetta, vivace, ambiziosa, geniale, vivissima, “pazza per i libri e per la lettura”, ancora più ardente e viva da quando la vita libera le era stata negata, e quella libertà la esercitava nel diario, sui fogli, scrivendo e pensando e immaginandosi un futuro bellissimo (“una scrittrice famosa”) e colmo di frivolezze (“Penso sempre a bei vestiti e persone interessanti, voglio vedere qualcosa e conoscere il mondo, questo te l’ho già detto, e anche avere un po’ di soldi non può far male!”). E’ questo a essere tanto terribile, ha scritto Philip Roth, sempre ossessionato da Anna Frank (ne Lo scrittore fantasma immagina e costruisce una Anne Frank sopravvissuta all’Olocausto), il fatto che lei fosse, nel senso più semplice e migliore del termine, viva.
Il diario di Anna Frank è diventato velocemente il simbolo di tutto l’orrore e l’innocenza del Novecento, ma il diario di Anna Frank è molto di più: è la storia di una vita, di quella vita in particolare, è lo sguardo e il calore di una ragazza nata nel 1929 che racconta la sua curiosità, la febbre di conquista, i desideri sessuali, la convinzione di diventare meglio di sua madre, meglio perfino di suo padre che la notte nella soffitta le leggeva Dickens in inglese. Nel volume appena pubblicato da Einaudi che raccoglie tutto quello che Anna Frank ha scritto, le cartoline di compleanno alla nonna, i racconti di fantasia e quelli ispirati all’Alloggio segreto, oltre alle due versioni del diario e alle fotografie di famiglia (Anne Frank, Tutti gli scritti, edizione italiana a cura di Frediano Sessi), l’orrore è solo nostro, la morte è solo nostra, lì dentro è tutto spumeggiante, gioioso perfino, e profondo. Come un albero che si riempie di fiori, come la scoperta del mondo in un giorno di primavera. C’è la convinzione fortissima di un lieto fine, anzi di un nuovo inizio, e di grandi possibilità, unita alla comprensione di quello che sta accadendo (“Non credo che la guerra sia causata solo dagli uomini grandi, dai governanti e dai capitalisti. No, il piccolo uomo la fa altrettanto volentieri”) e c’è una capacità di osservazione straordinaria, il senso della storia unito all’energia e al talento della giovinezza (“considero questa clandestinità un’esperienza pericolosa, romantica e interessante”). E la nostalgia del passato e della leggerezza: “Ti ricordi? Sono ore così belle quelle in cui posso parlare di scuola, insegnanti, avventure e ragazzi. Quando ci circondava ancora la vita normale tutto era stupendo. Quell’unico anno di liceo fu per me qualcosa di meraviglioso. Gli insegnanti, tutto ciò che ha imparato, gli scherzi, il prestigio, gli innamoramenti e gli adoratori”. Al primo anno del liceo ebraico, Anna Frank aveva molti corteggiatori che cercavano di catturare la sua immagine con un pezzo di specchio, e l’aveva raccontato al suo diario fin dalle prime righe, era quello il mondo in cima ai suoi pensieri, e aveva fatto l’elenco dei suoi compagni di classe, perché era la sua vita di bambina in mezzo ad altri bambini ebrei. Bambini veri, persone nate nella seconda decade del Novecento (“Chi ci ha imposto questo? Chi ha fatto sì che noi ebrei fossimo un’eccezione fra tutti i popoli?”).
A tredici anni Anna Frank aveva le idee molto chiare e non arrossiva mai,“Rob Cohen è stato innamorato di me, ma adesso non lo sopporto più. E’ un ragazzetto falso, bugiardo, frignone, svitato e noioso che si dà un sacco d’arie. Miep Lobatto è senza dubbio la più bella della classe. Ha un viso carino, ma a scuola è piuttosto stupida. Mi sa che sarà bocciata, ma ovviamente non glielo dico. Saffle Springer è terribilmente meschino; si dice che sia stato con una ragazza. Però a me è simpatico, perché è divertente”. Nei due anni successivi, dal suo tavolino in soffitta al quale aveva il permesso di sedersi tutti i pomeriggi dalle due e mezzo alle quattro (e più tardi combatté una guerra con un ospite dell’alloggio segreto per avere diritto ad altre tre ore alla settimana, “Signor Pfeiffer, io lavoro seriamente, perciò la prego di essere tanto cortese da ripensare ancora alla mia domanda”, e vinse), intitolò un racconto: “Ti ricordi?”. “Ti ricordi? Come Sam Salomon continuava a seguirmi in bicicletta e voleva offrirmi il braccio”. Non era trascorso molto tempo, ma nella formazione di Anna Frank quello era già il passato che non ritorna, un mondo lontanissimo e spensierato in cui lei era ancora una bambina vivacissima e affettuosa, ma non era ancora diventata la vera Anna, non aveva vissuto ancora “la grande avventura”. Adesso aveva imparato a vivere con la pressione dell’isolamento e della paura, aveva pianto la notte, aveva riso sottovoce di giorno immobile sul letto per non farsi sentire da quelli del piano di sotto, aveva usato il gabinetto solo agli orari consentiti, e aveva conquistato l’amore di un ragazzo per poi capire che non era abbastanza per lei, che lui non sapeva ancora reggersi da solo sulle sue gambe mentre lei sì, aveva lottato, dentro l’altra lotta per la sopravvivenza, per l’affermazione di sé. Contro quelli che, pur amandola, o semplicemente sopportandola, non la prendevano sul serio. “Sono stata definita cacciatrice di uomini, civetta, sapientona e lettrice di romanzetti”. L’evoluzione, la crescita di Anna Frank anche come scrittrice è talmente veloce e importante che nessun romanzo di formazione potrà mai volare alla sua altezza. E’ un’opera universale per l’incubo reale che racconta e incarna, ma lo è ancora di più, anche se è indicibile, perché è personale, perché è la reazione e la guerra di un’adolescente dentro la guerra del mondo fuori, ed è una guerra per se stessa e per il futuro, per iltrionfo dell’immodestia. “Non sopporto, quando si occupano tanto di me, allora sì che divento prima sfacciata, poi triste e alla fine torno a rovesciare il cuore, giro in fuori la parte brutta e in dentro la buona e cerco un modo per diventare come vorrei tanto essere e come potrei essere se… nel mondo non ci fosse nessun altro”. Sono le ultime frasi del diario, tre giorni prima della fine. Le pagine bianche rimaste sui quaderni hanno raccontato tutto il resto.

domenica 7 giugno 2015

LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK DI DARIO PEZZELLA

Mancano solo cinque giorni al "Big Bang", cioé alla pubblicazione del libro. Non riesco a immaginare quale sarà la reazione a questa folle idea di scrivere il seguito del Diario più famoso della storia...........
Ma non ho velleità né programmi, in proposito. Per il momento mi accontento di fare un bel regalo ad Anne Frank, nel giorno del suo ottantaseiesimo compleanno. Non credete che ne sarà contenta?


giovedì 4 giugno 2015

LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK DI DARIO PEZZELLA

A chi vorrà seguirmi, racconterò come è nata questa idea del libro. Il fatto è che non avrei mai immaginato di scrivere un libro, MAI! E poi tante sono state le coincidenze nel corso della stesura del mio manoscritto, alcune da lasciare senza fiato. Perciò, dopo la pubblicazione, sarò qui a raccontare.....................
Un saluto a tutti!

LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK DI DARIO PEZZELLA

Così, alla fine ci siamo: il prossimo dodici giugno 2015 il libro sarà nella vetrina del sito "www.ilmiolibro.it" e sarà ordinabile anche presso tutte le librerie Feltrinelli. E' stato un lavoro duro per me, soprattutto perché ho dovuto fare tutto artigianalmente, e da solo, per cercare di rendere l'idea. Spiegazione della copertina: lo sfondo non è altro che la copertina dell'originale Diario di Anne, regalo del padre per i suoi tredici anni. Un'agendina con il lucchetto a quadretti bianchi e rossi; è la stessa riportata nel centro, solo che è aperta e con le pagine bianche. In origine la rosa doveva essere bianca, perché rappresentasse la purezza. Poi ho pensato di inserire quella multicolore affinché rendesse meglio l'idea del racconto "La rosa delle meraviglie", che la stessa protagonista scrive nel corso della sua prigionia a Bergen Belsen.. E' una storia che parla di speranza, di fede, di amore e di perdono. Le foto nella quarta di copertina sono state da me scattate nel corso di un soggiorno ad Amsterdam:  la scuola di Anne, da vicino, lascia senza parole: quelle scritte sul muro che riprendono fedelmente la sua grafia e i suoi pensieri colpiscono davvero diritto al cuore; un'esperienza da provare! Così come il luogo dove Anne viveva, con i suoi bei giardini, è assolutamente da visitare. Io ci sono arrivato a piedi, per gustarmi in silenzio i luoghi di infanzia della nostra amica. Che dire? I proventi di questa edizione del libro saranno devoluti all'Associazione "Un ponte per Anne Frank" di Livorno e all'Associazione Anna Frank di Arcole (VR), con cui sono in stretto contatto. E' un regalo per Anne, in occasione del suo ottantaseiesimo compleanno.......proprio come fu per il suo primo Diario! Spero che faccia il giro del mondo...........aiutatemi a diffonderlo! Anne ne sarebbe felice!