LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

sabato 30 gennaio 2016

ANNE IMMAGINA IL RITORNO

Tratto da
Cara Kitty,
tu lo sai che il terrore e gli incubi qui si vivono e si affrontano quotidianamente, ma per quanto possibile cerco di non permettere che queste cose mi guastino il sonno. A volte, però, nonostante gli sforzi, i brutti pensieri non si lasciano scacciare via. Quello che mi aiuta di solito è la preghiera, la vicinanza di Margot e la quotidiana veglia ai miei pensieri. Adoro fantasticare sul mio ritorno a casa. Riesco talmente bene a immaginarmi la scena, sin nei minimi dettagli, che mi sembra quasi di essere lì. Sono già ritornata a Prinsengracht decine e decine di altre volte, percorrendo il sentiero emotivo che, partendo dal desiderio, ti conduce alla sorpresa e infine alla commozione…
L’ultimo tratto lo percorro in tram, lo stesso traballante trenino che ci aveva condotto dalla casa di detenzione di Weteringschans alla stazione. Tutto quello che c’è stato dopo, Westerbork, i terribili viaggi in treno, gli orrori di Auschwitz, tutto, tutto sembra essersi dissolto nel nulla. Mentre il tram procede lentamente, osservo la gente per strada e comincio a scorgere le sagome familiari delle case pendenti, i barconi nel canale, gli alberi e le aiuole fiorite. Il vento, i profumi, i gabbiani, il grande circo della natura che ci sta accompagnando, mi fa commuovere. La fermata è proprio sotto il campanile della Westerkerk, ma già dopo pochi passi sono costretta a sedermi su un muretto per aspettare che le gambe la smettano di tremare e la testa cessi di girare vorticosamente. Continuo a respirare l’aria pura e a tenere gli occhi chiusi, per la paura di rompere l’incantesimo. Svelta riprendo il cammino, con Margot che mi precede di qualche metro.
E’ metà mattina quando giungiamo al 263 di Prinsengracht, dopo aver coperto l’ultimo tratto a piedi e rimirando instancabilmente il familiare ponte sul canale. Tutto è tornato come prima. Ne sono successe di cose da quando ci hanno portato via e cioè da quel malaugurato 4 agosto del 1944, ma quello che più conta è aver finalmente riavuto la nostra libertà! Adesso ci fermiamo davanti alle 3 porte scure dell’Opekta. Busso, prima timidamente con le mani, quasi nel timore di non saper affrontare l’imminente, fortissima emozione. Poi torno a insistere più risoluta, con entrambi i pugni chiusi, mentre Margot spreme il piccolo campanello bianco. Abbiamo entrambe la tremarella, un grande nodo alla gola e il cuore che ci rimbomba dentro con vigore.
Ecco, sento dei passi giù per le scale, qualcuno sta venendo ad aprire. La riconosco subito, è Miep, uno dei nostri angeli protettori! Adesso siamo abbracciate forti l’una all’altra, quasi avvinghiate, mentre grosse lacrime di gioia bagnano i nostri volti…Restiamo ferme lì per un’eternità, finché, alle spalle di Miep, non compare un’altra sagoma familiare, che lentamente si è avvicinata in silenzio. Si ferma, ha gli occhi spalancati e le labbra appena dischiuse in un sorriso incredulo, le lacrime che gli rigano il viso. E’ Pim! E’ Pim! E’ nostro padre! Dopo, solo il buio e il suo abbraccio possente, il suo profumo delizioso, la sua amabile tenerezza. Tutto scompare, il tempo si ferma e torna indietro, annullando le distanze e cancellando come da una lavagna tutte le orrende vicende vissute fino a ieri. Poi è il turno di Margot che si lascia sommergere dall’affetto e trasportare da infinite emozioni che, giuriamo, nessuno ha mai vissuto così intensamente. Impossibile cercare di raccontarle o di descriverle!
Pim vorrebbe prenderci in braccio, ma si accorge della fragilità del nostro corpo, così ci cinge delicatamente con le braccia, accompagnandoci su per le ripide scale che conducono al suo ufficio. Tutto è rimasto uguale a come lo abbiamo lasciato. Ecco che arrivano anche gli altri amici del comitato di approvvigionamento: Kleiman e Kugler e con loro c’è anche Bep! E’ grande festa…tutti sono felici, piangono, applaudono, gridano…è un’ebbrezza da farci girare la testa. Nessuno ci pone domande, tutti vogliono solo esternare e condividere quest’emozione, l’immensa gioia del nostro ritorno! Mentre gioisco, c’è un’angoscia che mi prende dentro, un brutto presentimento forse, che m’impedisce di trovare il coraggio necessario per chiedere di Mams. La paura mi opprime e mi stringo forte a Pim, in un altro abbraccio senza respiro.
Siamo scortate, quasi come in una processione solenne, fin nell’ufficio privato, dove ci chiudiamo alle spalle i rumori, i festeggiamenti e tutto lo strazio vissuto in questi ultimi mesi. Mentre siamo seduti, ci guardiamo in silenzio negli occhi. Solo noi tre. Anche mio padre è molto dimagrito, ha delle occhiaie pronunciate, delle lesioni sul viso sicuramente meno profonde di quelle che ha nell’anima, segni evidenti che tradiscono, comunque, tutta la tensione e le preoccupazioni accumulate negli ultimi tre anni. A questo punto, le mie fantasticherie s’interrompono e mi addormento. Non sono mai riuscita ad andare oltre il momento in cui, tutti e tre, rimaniamo in attesa del seguito, cioè dell’istante in cui uno di noi, per primo, trova il coraggio di formulare con paura la fatidica domanda: “Notizie della mamma?” E forse, anzi no, sicuramente, è meglio così, meglio lasciare in sospeso, senza alcuna risposta, quel terribile interrogativo.
“Testo protetto da Copyright; ISBN : 9788891096326”
La mia lettera per Anne
Mercoledì 12 giugno 2015
Cara Annelies,
alla fine di questo libro non ho saputo rinunciare alla tentazione di scriverti anch'io una lettera. Sono trascorsi settant’anni da quel Sabato 20 giugno 1942, quando esprimesti i tuoi dubbi riguardo l’interesse che qualcuno, un domani, avrebbe potuto nutrire per le “confidenze di una ragazzina tredicenne”.
Ebbene, esattamente il 20 giugno 2012 -non un giorno di più- in seguito ad un incidente ho inaugurato anch’io il mio “Diario”.
«La carta è più paziente degli uomini» scrivesti, ed io “con tanta pazienza, lentamente, passo dopo passo”, sono arrivato a completare quella che considero un’Odissea, un’impresa tanto folle e impossibile, che presuntuosa! «Ecco gettate le basi della nostra amicizia», pensai! Scrivere di te è stato un piacere, oltre che un onore e un privilegio. Quanti, in tutta onestà, possono dire di aver avuto la stessa fortuna? Oppure, come diresti meglio tu: “Chi, in piena coscienza, potrebbe aspirare a tanto?”.
Non so quale sia stato il risultato finale, ma sappi che te lo offro come atto di amore e spero con tutto il cuore che potrai annoverarmi fra i tuoi milioni di ammiratori che si sono appassionati e che sono stati emotivamente coinvolti dalle vicende tue e della tua famiglia. Sono certo che avrai conservato la tua allegra risata con cui adesso continui ad allietare tutti gli angeli che ti stanno intorno. Purtroppo, dopo quello che è successo durante il secondo conflitto mondiale, in molti avrebbero pensato che dovesse giungere la fine dei tempi. Tuttavia siamo ancora qui, ma sembra proprio che il mondo non abbia per niente imparato la lezione! Guerre, odio, violenze, discriminazioni, sono sempre all'ordine del giorno, anche per quel che riguarda il tuo popolo!
Nonostante tutto, come anche tu ci hai insegnato, se una parte degli uomini è cattiva, il mondo resta comunque una creazione meravigliosa e basta alzare gli occhi al cielo, in una bella giornata di sole, ascoltare il vento e annusare il profumo dei fiori per gridare: “La vita è bella”!
Grazie, per aver lasciato "il mondo migliore di come lo hai trovato".
Semplicemente grazie.
Il tuo amico per sempre, Dario
“Testo protetto da Copyright; ISBN : 9788891096326”

sabato 23 gennaio 2016

UNA NUOVA IPOTESI SUL TRADIMENTO DEI FRANK

Dobbiamo riprendere l’argomento del post pubblicato il 21 giugno dello scorso anno, in quanto è emersa una nuova ipotesi riguardo il tradimento che portò all’arresto dei Frank e degli altri clandestini di Prinsengracht 263. L’unica cosa certa di quell’increscioso episodio è che si può affermare con certezza che si trattò di un tradimento, in quanto le guardie delle SS entrarono nell’edificio e a colpo sicuro intimarono a Kugler di mostrar loro i magazzini al piano di sopra e, successivamente, gli ordinarono di spostare la libreria per aprire la porta sul retro. Erano quindi già perfettamente informati di tutto; quella “voce femminile” che aveva telefonato al quartier generale dell’SD di Amsterdam, doveva aver spiegato bene dove si trovavano i clandestini. Ebbene, in un libro da poco pubblicato in Olanda (Bep Voskuijl – Basta Silenzio), si è avanzata una nuova ed inquietante tesi su chi avrebbe violato il segreto dei Frank. A scriverlo è stato Joop van Wijk, che non è altro che il figlio di Elizabeth –Bep- Voskuijl, la dipendente dell’Opekta che collaborò attivamente insieme a Miep Gies per proteggere i clandestini. Van Wijk, insieme a un giornalista belga, ipotizzano infatti che a tradire sia stata Nelly Voskuijl, la sorella di Bep che sin dall’inizio della guerra avrebbe collaborato attivamente con la Gestapo, nutrendo un vero e proprio odio verso gli ebrei. Che sia stato il magazziniere Van Maaren, una delle mogli degli altri magazzinieri, la donna delle pulizie, un fornitore di Miep, uno dei vicini di Prinsengracht oppure Nelly Voskuijl, non ci è dato di saperlo. L’unica cosa certa è che la verità non potrà mai essere accertata e che solo Dio potrà fare giustizia di chi tradì le migliaia di ebrei caduti poi nelle mani dei nazisti.
NUOVE RECENSIONI SU
Raffaella Verga
Grande trovata! L'autore si immedesima nell'animo femminile e travagliato della giovane Anna, che tutti noi abbiamo amato; dal mio punto di vista un'idea geniale.Romanzo forte e coinvolgente, non può di certo lasciare il lettore indifferente. Complimenti!!
Martina Tornabene
Un romanzo toccante, solo dalla lettura dell'anteprima se ne coglie l'intrinseca bellezza e profondità. Un romanzo che simboleggia un ponte immaginario fra ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere, un modo per non dimenticare, mai. L'autore ci propone la sua visione originale della storia di Anne Frank, rimanendo aderente alla realtà dei fatti e al tempo stesso ipotizzando un futuro diverso per la piccola scrittrice. Un ottimo esperimento letterario che sorprende e invoglia il lettore a proseguire il racconto. Complimenti vivissimi, consiglio assolutamente la lettura.
Enrica Merlo
Non mi son certo sbagliata pensando che tu sia persona estremamente sensibile...e coraggiosa, ad affrontare una così potente eredità letteraria, e con quale delicatezza poi. Sono pienamente d'accordo sul fatto che l'immaginazione sia uno dei pochi modi di affrontare in modo vivibile l'esistenza; non stento affatto a credere che una volta cominciato tu ti sia sentito "tirare dentro" come in un vortice. Deve essere stata una bellissima esperienza che benevolmente ti invidio. Complimenti.
Renato Lopresto
Pagine da leggere e rileggere per come sono scritte e perché ricordano una delle più aberranti tragedie partorite dalla mente cosiddetta umana.
Lauretta
"Le pagine bianche di Anne Frank" sono quelle che Anne non ha scritto. Dario Pezzella, con una narrazione delicata e molto coinvolgente, scrive per lei quelle pagine, fogli e fogli, righe su righe di pensieri che Anne avrebbe voluto mettere nero su bianco. L'autore lo fa con grande capacità lessicale e con una fervida immaginazione; riesce a farci entrare negli stati d'animo che la giovanissima Anne Frank non ha potuto più raccontarci. Nelle parole di Pezzella sentiamo il cuore di Anne battere, percepiamo la sua voglia di vivere, la sua fiducia, il suo amore. "...è stato bellissimo poter pensare di farla rivivere..." dice l'autore ed io concordo pienamente. Emozionante ed ottimo lavoro, leggetelo. CLAUDIA PAOLILLO
Ciao Dario. Ho da poco finito di leggere il tuo bellissimo libro e devo dirti che mi ha emozionato e appassionato. Sei stato bravo ad immaginare i pensieri più profondi della povera Anne che spera fino all'ultimo di salvarsi. Scorrendo via via le pagine del suo diario si ha quasi la certezza che possa farcela... Saperla così forte, così matura per la sua età, così fiduciosa nella bontà degli uomini malgrado l'abisso in cui precipita, mi ha provocato una gran rabbia. Sembrava quasi di vederla e ho pensato che non doveva andare a finire così! Mi sono chiesta anche come abbia potuto mantenere la sua incrollabile fede in Dio, mentre attraversava le pene dell'inferno. Nessuno ci avrebbe più creduto dopo tanto patire e dopo essere stata testimone di così tanti orrori.

sabato 16 gennaio 2016

GLI ALTRI SCRITTI DI ANNE FRANK

Si è già detto dei “Diari” di Anne, costituiti da un’agenda dalla copertina a quadretti rossi, da un paio di quaderni di computisteria e da moltissimi colorati fogli sparsi. Da tutto questo materiale sono nate poi le diverse versioni del Diario; la versione “a”, ovvero quella originale senza modifiche; la “b”, quella rielaborata da Anne per la pubblicazione e la “c”, quella rivista completamente dal padre e pubblicata per la prima volta come “Het Achterhuis". A questi vanno aggiunti il suo libro di racconti -“Racconti dell’Alloggio segreto”- il “Libro dei bei pensieri
, oggetto di un recente post, uno schedario dei libri letti e un registro delle parole nuove che sia lei sia la sorella incontravano durante le loro quotidiane letture. Per finire, oltre al menù per festeggiare il primo anniversario di Miep e ai “Libri dell’Egitto”, sono giunte sino a noi diverse lettere che Anne scrisse ad amici e parenti, oltre a quattro dediche scritte sui diari di alcune amiche. Tutto questo materiale è stato raccolto in un unico, bellissimo, irrinunciabile testo: “Anne Frank – Tutti gli scritti”.
Corrispondenze di Anne
Lettera del 18 dicembre 1936 alla Nonna Alice, per gli auguri di buon compleanno.
Lettera al cugino Stephan Elias per il compleanno.
Lettera e svariate cartoline all’amica “di penna” Juanita Wagner.
Cartolina del 17 novembre 1940 a nonna Alice. Lettera del 13 dicembre 1940 alla nonna e al cugino Stephan per il loro compleanno.
Lettera che Anne invia al padre nel gennaio 1941 dalla casa vacanze.
Lettere alla famiglia Elias del 13 gennaio e del 22 marzo 1941.
Lettera alla nonna della primavera 1941. Lettera a Nonna Alice in risposta agli auguri di compleanno di fine giugno 1941, cui segue quella del 30 luglio.
Lettera al padre dalla vacanze, del luglio 1941.
Lettera a nonna Alice dopo la Pasqua del 1942.
Infine, l’ultima corrispondenza che Anne invia al cugino Bernd per il suo compleanno pochi giorni prima di entrare in clandestinità, del 2 giugno 1942, che riportiamo per intero:
“Caro Bernd, tanti auguri di buon compleanno (le lettere di buon compleanno cominciano sempre così) e ancora cento di questi giorni. Spero che stiate tutti bene, come noi. Noi abbiamo avuto cinque giorni di vacanze di Pentecoste. E’ stato molto bello e ho giornate molto piene. La sera non torno a casa prima delle dieci, ma in genere mi accompagna un ragazzo. Come va con quella ragazza di cui mi hai mandato la foto? Scrivimi di lei una volta, queste cose mi interessano molto. Anche Margot ha un ragazzo, ma lui è ancora più giovane del mio. La lettera non è molto lunga, ma non ho tanto tempo perché vado con Papà a vedere un film da amici. Saluti a tutti e scrivimi presto.” Anne.
Dediche di Anne alle amiche
Dall’Album dell’amica Mary del 5 marzo 1938
Cara Mary, quando sarai grande, e qui vorrai guardare, penserai alla scuola e alle amiche più care.
A memoria comporrai un elenco fra te e te, ricorderai questa e quella, Mary: pensa anche a me! In ricordo della tua compagna di scuola Anne Frank
Dall’Album dell’amica Juultie del luglio 1939
Cara Juultie, cosa ti scrivo su questo foglio? Ah, Juultie, io per te cosa voglio? Ti auguro salute e felicità, una vita lunga un’eternità! E ricorda bene le mie parole: Dopo la pioggia c’è sempre il sole! In ricordo della tua amichetta Anne Frank
Dall’Album dell’amica Dinie del 18 ottobre 1940.
Cara Dinie, quando sarai grande non andrai più a scuola, e vivrai ormai da sola. Che tu sia al mare o in montagna, ricorda a volte la tua compagna. Anne Frank
Dall’Album dell’amica Jaqueline Van Maarsen del 13 marzo 1942
Cara Jaque, sii sempre allegra e gioiosa. Tutti per te proveranno affetto. Sei un’amica meravigliosa. Questo volevo averti detto. In ricordo della tua amica Anne Frank
I libri dell’Egitto Siamo giunti così all’ultima raccolta degli scritti di Anne; per certi versi avulsa da tutte le altre sue memorie, e della quale si cerca ancora di dare un significato, un perché. Probabilmente è stata la passione per la storia dell’Egitto e per la mitologia greca a spingere Anne a tenere un volume su queste materie, di cui solo in minima parte ne è autrice; in effetti, tutte le didascalie sono state riportate direttamente dal periodico di arte illustrata “Kunst in Beeld”, da cui Anne ritagliava anche le immagini che poi incollava sul quaderno. Sostanzialmente si tratta di una raccolta di immagini dell’Egitto, che riproducono monumenti, sepolcri e mummie, piramidi, città, pitture, luoghi particolari e cartine geografiche. Anne vi riporta didascalie ed esaustive note storiche, così come seguita a fare per la Persia e la Grecia, di cui poi passa in rassegna i vari miti e dèi.

sabato 9 gennaio 2016

L’ENIGMA DEL TETRAEDRO

Ecco un’altra piccola chicca per voi! Ho già avuto occasione di raccontarvi degli episodi strani e delle coincidenze incredibili che mi sono capitate mentre buttavo giù, inconsapevolmente, ciò che poi è diventato “Le pagine bianche di Anne Frank”. Ebbene, un giorno decisi di narrare di come la nostra amica Anne, pur consapevole della debolezza del suo corpo, non volesse assolutamente lasciare che il suo cervello si intorpidisse. Tuttavia era ben cosciente di quanto fosse difficile, anzi, impossibile, tenere a mente le interminabili giornate che passavano, tutte spietatamente uguali, così volle inventarsi un modo che potesse aiutarla a tenere a mente la data di calendario del mese corrente. Mi domandai come fosse possibile, senza possedere nulla e senza poter lasciare segni visibili da qualche parte, trovare un modo per registrare il tempo che scorreva. I militari, per contare i giorni di leva trascorsi, usavano la “Stecca”, segni visibili sul muro, uno per ogni giorno trascorso. In un Lager questo evidentemente non era possibile, e l’unica materia disponibile erano le pietre. Facendo qualche conto, pensai che forse, con un sassolino con la forma di una piramide, si potesse raggiungere lo scopo. Ma i conti non tornavano. Avevo bisogno di una piramide con sole tre facce. Esisteva? Ero immobilizzato sulla sedia a sdraio a causa dell’incidente, e pertanto chiesi a mia figlia di cercare sul Web se esistesse questa figura geometrica. Così scoprii il tetraedro! Qualche giorno dopo aver scritto il brano che segue, sfogliando un vecchio topolino recuperato da un’enorme scatolone regalatomi da mio fratello, pieno zeppo di pubblicazioni Disney, mi balzò all’occhio la seguente storia: “Paperino e l’arena astrale” (testo di Osvaldo Pavese e disegni di Giovanbattista Carpi). Ebbene, alla fine della storia, Paperino riceve in dono da un alieno un sacchetto di Tetraedri d’oro! Avrebbero potute essere monete, pepite, monili, cubetti……..perché proprio tetraedri???!! In quante storie, tra le migliaia che sono state scritte per la Disney, pensate possano esserci dei tetraedri??!! Martedì 19 settembre 1944 Carissima, umore pessimo. Come può essere diversamente, se ogni momento della nostra giornata è accompagnato da soprusi e da violenze? Ogni giorno c’è n’è una nuova: a partire da oggi, tutti gli spostamenti che faremo dovranno essere eseguiti di corsa, cantando canzoni patriottiche tedesche. Non bastava la banda musicale! Chi non ce la fa è bastonato e massacrato così, su due piedi e senza troppi complimenti. Correre e cantare. Lavorare e cantare. Mai vacillare né cadere. La nostra vita è divenuta un’orrida corrida, siamo nelle loro mani, Kitty! Dobbiamo obbedire, eseguire senza pensare, oppure morire. E mi stupisce la freddezza con la quale mi riesce di parlare di tali argomenti. Mi sento avvilita, i dolori non danno tregua alle mie povere membra e mi riesce sempre più faticoso tenere fuori dalla testa le orripilanti ombre che mi circondano. Vorrei riuscire a non vederle, restare del tutto indifferente, pensare solo a me stessa e a mia sorella, che mi rimane accanto. Ho molta paura. Provo una sensazione strana, che non mi dà pace, come un senso d’impotenza, di rassegnazione e al tempo stesso di frustrazione e d’irrequietezza. Mi sento come se fossi rinchiusa nel buio più profondo, dentro il labirinto di Cnosso, con il terrore di essere aggredita da un momento all’altro dal Minotauro; solo che non ho il coraggio di Teseo e nemmeno la tela di Arianna. In altri momenti riesco a immaginarmi come un prezioso champagne che è rinchiuso in una bottiglia da un tappo di sughero; più mi agito, perché vorrei uscire e più capisco che rimarrò intrappolata. Devo abituarmi alla politica dello struzzo, come diceva la primadonna di Prinsengracht, altrimenti non andrò avanti! Tanto per cominciare vorrei ringraziare te, che sei il mio “oracolo” paziente, perché mi aiuti a non perdere la bussola. Puoi esser certa che avrai la mia gratitudine e la mia riconoscenza per tutta la vita. Dato che i miei pensieri non mi lasciano tregua, perché vorticano nel mio cervello come una giostra, desidererei raccontarti che cosa mi sono inventata oggi per non perdere il conto dei giorni che passano. Era necessario trovare un rimediuccio, qualcosa di talmente ordinario, da non attirare l’attenzione dei crucchi in nessun modo. Mi sono scervellata per giorni, fino a che mi sono accorta di avere la soluzione davanti agli occhi o piuttosto, tra le mie mani. Mi spiegherò meglio. Ero alla Kriesgrube per sterrare la solita inutile buca, quando la mia attenzione è stata attirata da un sassolino dalla forma regolare, una sorta di piccola piramide con la base triangolare e tre facce superiori: un esperto di geometria lo chiamerebbe tetraedro, ma insomma, niente di particolarmente difficile da trovare in mezzo ai cumuli di ghiaia in cui sguazziamo quotidianamente. Pensa che ti ripensa, sono giunta alla soluzione! Con solo quattro sassolini dello stesso tipo, ma di grandezze crescenti, ho risolto il mio dilemma. Ho stabilito che quello più piccolo sarebbe servito per indicarmi le decine. La prima delle tre facce più grandi l’ho lasciata al naturale, con tutte le sue irregolarità e mi avrebbe così indicato la prima decade dei giorni del mese. La seconda faccia l’ho lisciata per metà: avrebbe così rappresentato la seconda decina. La terza è stata levigata per benino, affinché fosse chiaro il suo compito: indicarmi il trenta di ogni mese! Ho lavorato alla stessa maniera con tutti gli altri sassolini prescrivendo che, le facce del secondo in linea di grandezza, m’indicassero l’uno, il due e il tre; quelle del terzo, rispettivamente il quattro, il cinque e il sei; infine, il sasso più grande avrebbe conteggiato per me il sette, l’otto e il nove. Dunque, per la data di oggi ho usato la prima faccia del sassolino più piccolo (quello delle decine per indicarmi il dieci), e l’ultima di quello più grande (per indicarmi il nove); risultato: diciannove! Tutto chiaro? Non avendo bisogno di altro per rammentarmi del mese corrente (almeno finché non sarò impazzita del tutto!), ho sistemato il mio tesoro di calendario sotto un letto, sicura che, qualora fosse trovato, non possa assolutamente destare sospetti. Perché mai dovrebbero dirmi qualcosa, se trovassero del comune brecciolino sotto il mio letto, oppure nelle mie tasche? Proprio così, mia cara Kitty, cerco in tutti i modi di far funzionare il cervello, per provare a vedere dove arrivo. Vediamo come va! “Testo protetto da Copyright; ISBN : 9788891096326”

sabato 2 gennaio 2016

I CLANDESTINI DELL'ALLOGGIO SEGRETO

Questa è la riproduzione in scala dell'edificio che ospitava quello che ormai è conosciuto in tutto il mondo come "L'Alloggio segreto" di Anne Frank. Dell'intero edificio, che in realtà era la sede sociale delle due società commerciali di Otto Frank abbiamo già parlato. E' forse giunto il momento di parlare un po' più approfonditamente delle persone che l'hanno occupato stabilmente durante quei terribili due anni e mezzo (12 giugno 1942 - 1 agosto 1944) che costrinsero alla clandestinità la famiglia di Anne insieme ad alcuni loro conoscenti. Sono personaggi passati alla storia in quanto involontari protagonisti delle storie nate dall'abile penna di Anne, grazie alle sue pungenti ed indimenticabili caratterizzazioni. OTTO FRANK Nato in Germania, a Francoforte, il 12 maggio 1889 da Michael Frank (banchiere) e Alice Betty Frank. I suoi fratelli erano Robert, Herbert e la più piccola Helene, detta Leni. Dopo il diploma e una breve esperienza in banca, parte per New York per lavorare nei famosi magazzini Macy’s e vi rimane fino a quando non è costretto a ritornare in patria in seguito alla morte del padre, per occuparsi degli affari di famiglia. Si arruola nell’esercito tedesco nel 1915 per la prima guerra mondiale ricevendo l’onore della Croce di Ferro. In seguito alla crisi economica, per risollevare le sorti della banca di famiglia che comunque fallirà nel 1932, apre una filiale ad Amsterdam nel 1923. Nel giorno del suo trentaseiesimo compleanno sposa Edith Hollander da cui avrà le sue due belle figlie Anne e Margot. Come noto, nel 1933 decide di lasciare la Germania per trasferirsi in Olanda, approfittando dell’aiuto del cognato Eric Elias che l’aiuta ad aprire una Fliliale della sua azienda, l’Opekta, che si occupa della vendita di pectina per produrre marmellate. E’ l’unico sopravvissuto ai campi di concentramento degli otto clandestini: il 27 gennaio Auschwitz è liberata ed egli comincia il lungo viaggio di ritorno che lo riporterà a casa il 3 giugno 1945, durante il quale conoscerà Elfriede Markovits, anch’ella sopravvissuta insieme alla figlia Eva, e che sposerà in seconde nozze. Nel 1952 si trasferisce in Svizzera dove dedicherà, insieme alla nuova moglie, esclusivamente al Diario di Anne, promuovendolo e costituendo poi la Fondazione Anne Frank. Muore il 19 agosto 1980 a novantuno anni. EDITH HOLLANDER Figlia di una famiglia ebrea, nasce il 16 gennaio 1900 ad Aquisgrana da Rosa Hollander e Abrham, commerciante in ferro, carta e macchinari. Vive agiatamente la sua adolescenza, praticando diversi sport e feste da ballo, insieme ai suoi fratelli erano Julius, Walter e Bettina. Dopo aver aiutato i genitori, per un breve periodo, in azienda, si sposa con Otto Frank nel 1925 ad Aquisgrana. Il ricevimento è regale con moltissimi invitati. I primi anni gli sposini vanno a vivere a casa di Alice Stern, madre di Otto, per poi trasferirsi in una casa propria. Ma le difficoltà economiche incontrate da Otto e in seguito al fallimento della Banca di famiglia, li costringono a tornare a casa Stern fino a che, nel 1933, il nucleo familiare si trasferisce definitivamente al n°37 di Merwedeplein in un appartamento al secondo piano. Verrà trasferita a Birkenau insieme alle sue bambine, da cui verrà separata il 30 ottobre 1944, quando Anne e Margot furono trasferite a Bergen-Belsen. Morirà di stenti e d’inedia il 6 gennaio 1945, mentre era in infermeria. MARGOT BETTI FRANK E’ la sorella di Anne, nata il 16 febbraio 1926 a Francoforte sul Meno, in Germania. Durante i preparativi per il trasferimento ad Amsterdam del suo nucleo familiare, si trasferisce insieme ad Anne dalla nonna materna Alice Stern. Sarà lei a trasferirsi per prima in Merwedeplein, seguita poi dalla sorella il giorno del suo ottavo compleanno, ritrovandosela sul tavolo del salotto come regalo. E’ una bella ragazzina, docile, intelligente, e va molto bene a scuola. Contrariamente ad Anne, spesso segue la madre in sinagoga e pratica diversi sport, come il tennis, il pattinaggio e il canottaggio. Nel 1941 è costretta ad abbandonare il liceo femminile per frequentare quello ebraico insieme ad Anne. E’ lei a ricevere il 5 luglio 1942 la cartolina per l’arruolamento in un campo di lavoro, costringendo Otto Frank ad anticipare i suoi piani per entrare in clandestinità il luglio 1942. Dopo l’arresto dei clandestini il 4 agosto 1944, seguirà le stesse sorti della sorella, trasferita prima ad Auswitch-Birkenau (dove preferisce seguire Anne in infermeria, per restarle accanto) e poi a Bergen-Belsen. Tra la metà e la fine del marzo 1945, muore il giorno prima della sorella, a causa di un’epidemia di tifo e tra gli stenti e la fame. Solo un paio di settimane prima che l’esercito britannico liberasse il campo. ANNELIES MARIE FRANK Nasce nell’anno della grade crisi americana, il 12 giugno 1929 quando la sua famiglia è ancora in Marbachweg a Francoforte sul Meno. Ha dei bellissimi capelli neri, occhi castani molto espressivi e delle dolcissime fossette sulle guance. Quando si trasferì a Merwedeplein frequentò sino al 1941 la scuola Montessori, che dovette abbandonare per il liceo ebraico, come Margot e moltissimi bambini ebrei. E’ in questa scuola che, per le frequenti distrazioni con le compagne, sarà costretta a scrivere i tre famosi componimenti della “Signorina qua qua qua”. E’ una bambina molto allegra e disinvolta, non eccelle a scuola, è vero, ma è piena di amici e di pretendenti. Che sia maturata e abbia scritto il Diario più famoso della storia è cosa nota. grazie agli insegnamenti del padre, alle moltissime disparate letture sviluppo’ una forza d’animo e uno spirito critico già nell’adolescenza. Mentre è a Westerbork riesce a rimanere di buon umore, nonostante la prigionia; ad Auschwitz è colpita dalla scabbia e viene ricoverata in infermeria. Nonostante ciò riesce a sopravvivere, grazie anche all’aiuto della responsabile della struttura e torna nei Block e, dopo qualche tempo, è trasferita solo con la sorella a Begen-Belsen, dove morirà il giorno dopo Margot, di Tifo e di stenti. HERMANN VAN PELS Nato in Germania da una famiglia originaria dei Paesi Bassi, il 31/3/1898. Ha due fratelli e tre sorelle. Il padre è un commerciante di carni. Sposa Auguste Van Pels il giorno di Natale del 1925 che dopo appena un anno concepisce Peter, il loro unico figlio. Continua la tradizione di famiglia lavorando come rappresentante nello stesso ramo del padre, specializzandosi anche in spezie. La famiglia Van Pels nel 1937 si trasferisce ad Amsterdam dove verrà assunto da Otto Frank nella Pectacon, con cui stringe amicizia con tutta la famiglia. E? un appassionato di politica e viene spesso criticato da Anne nel suo Diario per il suo difetto di non accettare critiche e per la sua immodestia. Viene trasferito nello stesso blocco di Otto e di Peter ad Auschwitz ma dopo qualche settimana viene selezionato per i forni a causa di una ferita. AUGUSTE ROTTGEN VAN PELS Nata a Buer, in Germania, il 29/9/1900 da Leo Rottgen e Rosa Rosenau e ha quattro sorelle. Sposa Hermann Van Pels quando ha 25 anni e insieme vanno ad abitare a Osnabruck. Nel 1937 si trasferisce con il marito e il figlio ad Amsterdam in Zuider Amstellaan, non lontano da Merwedeplein. Il 13 luglio è costretta a lasciare la sua abitazione per entrare in clandestinità insieme ai Frank. Chiacchierona, cordiale ma un po’ impicciona, sarà costretta a vendere buona parte dei suoi averi per sopravvivere nell’alloggio segreto. Viene trasferita a Westerbork con la famiglia, poi è separata da marito e figlio ad Auschwitz. Nel novembre del 1944 è costretta a raggiungere Anne e Margot a Bergen Belsen e ci resterà fino al febbraio del 45, quando verrà deportata a Buchenwald e poi a Theresienstadt dove verrà uccisa. PETER VAN PELS E’ il figlio unico di Herman Van Pels e Auguste Rottgen, nato l’8 novembre 1926 in Germania, al confine con l’Olanda. Ha undici anni quando è costretto a emigrare ad Amsterdam, raggiungendo i nonni che sono di nazionalità olandese. E’ l’unico clandestino a godere di una certa privacy, in quanto gli viene assegnata la piccolissima stanzetta dalla quale si accede alla soffitta. E’ lì che entrerà in amicizia con Anne ed è lì che si accenderanno le speranze dei due giovani adolescenti che godranno –in clandestinità- della loro ultima libertà. E? un po’ il factotum dell’Alloggio, spacca la legna e aiuta a trasportare su per le ripide scale sacchi e scatoli e barattoli per la comunità. E’ abile a fare lavoretti manuali e si prende cura del suo gatto Mouschi. Il 4 agosto 1944, giorno dell’arresto, si trova nella sua stanzetta a lezione di inglese con Otto. Sarà trasferito ad Auschwitz insieme agli altri clandestini, e verrà assegnato al servizio postale. Rimarrà fin quasi alla liberazione del campo, il 27 gennaio 1945, aiutandosi a vicenda con il padre di Anne . Prima dell’evacuazione del campo, nonostante Otto –che era in infermeria- l’avesse supplicato di non allontanarsi, Peter parte per uno dei viaggi della morte che lo condurrà a Mauthausen, dove continua i lavori forzati. Verso la metà dell’aprile, ormai distrutto dalla fatica, indebolito dall’inedia, muore in infermeria all’età di diciotto anni. Un paio di settimane dopo il campo viene liberato dagli alleati. FRITZ PFEFFER Nato in Germania il 30/4/1889 in una famiglia di sei figli. Il padre è commerciante di articoli tessili e abbigliamento nel centro della cittadina dov’è nato. Si laurea in medicina specializzandosi in odontoiatria e nel 1913 apre uno studio dentistico a Berlino. Partecipa alla prima guerra mondiale in fanteria. Nel 1926 sposa Vera Henriette Bythiner dalla quale ha un figlio, Werner e dalla quale divorzierà nel 1933. Nel 1935 conosce Charlotte Caletta, cattolica, che non può sposare a causa delle Leggi di Norimberga che impediscono i matrimoni misti. Da clandestino continua a tenere contatti epistolari tramite l’impiegata dell’Opekta, Miep. E? deportato ad Auschwiz insieme agli altri uomini dell’alloggio e nell’ottobre 1944, da solo, viene trasferito a Neuengamme, dove muore il 20 dicembre per gli stenti. I BENEFATTORI JOHANNES KLEIMAN Olandese di nascita (17/8/1896) è il più fidato collaboratore di Otto, cui suggerisce l’idea di nascondersi nell’appartamento sul retro degli uffici dell’Opekta. Partecipa attivamente alla vita dei clandestini, aggiornandoli sugli sviluppi della guerra, visitandoli, vendendo alcuni beni sul mercato nero. Durante la clandestinità avrà molti problemi di salute legati allo stomaco. Sarà arrestato il 4 agosto 1944 insieme ai suoi protetti e verrà trasferito, insieme a Kugler, nel campo di Amersfoort; solo grazie all’intervento della Croce Rossa, riuscirà ad essere liberato tornando a condurre l’azienda di Otto Frank. Farà parte del consiglio direttivo della Fondazione di Prinsengracht, morendo poi a 63anni per un infarto. VICTOR KUGLER Nato il 6 giugno del 1900 da una sarta nubile in Austria. In seguito al matrimonio della madre avrà due fratellastri e due sorellastre. Non parteciperà alla prima guerra mondiale ma per breve tempo combatterà per la marina austriaca. Sposa Laura Maria Buntenbach il 2 febbraio 1928 e si mantiene facendo molti lavori diversi. Nel 1933 conosce Otto Frank e viene assunto nell’Opekta; sarà l’amministratore delle due nuove società costituite per sfuggire alle leggi razziali che impedivano la partecipazione di ebrei in società olandesi. E’ Kugler ad avere l’idea della libreria girevole e che consegna regolarmente le famose riviste di cinema e teatro ad Anne. Oltre ad Amersfoort, lavora in altri campi da cui, nel marzo 1945, riuscirà a fuggire approfittando di una marcia. Torna a lavorare nell’Opekta ma nel 1955 emigra in Canada, dove muore a 81 anni in un ospedale di Toronto. ELIZABET VOSKUIJL Nasce ad Amsterdam in una famiglia di otto figli il 5 luglio 1919. Viene assunta nell’Opekta nel 1937 a soli diciotto anni, nel reparto amministrativo. E’ la collaboratrice più fattiva, insieme a Miep, per il rifornimento di generi alimentari per gli occupanti dell’Alloggio segreto. Si fidanza con Bertus Hulsman ma poi rompe il fidanzamento, poco dopo la morte del padre, magazziniere dell’Opekta. Viste le precarie condizioni della famiglia, mangia spesso con i clandestini e una notte rimane anche a dormire nell’Alloggio. Durante l’arresto del 4 agosto riesce a uscire dagli uffici di Prinsengracht e vi tornerà qualche ora dopo, ritrovando, insieme a Miep, il Diario di Anne nella camera da letto dei Frank. Si sposa nel 1946 e solo allora lascia il lavoro nelle aziende in Prinsengracht. Continua a corrispondere con Kugler che andrà a trovare anche a Toronto. Muore nel 1983, a 64 anni, per una malattia renale. MIEP GIES – HERMINE GIES SANTROUSCHITZ Nata a Vienna il 15 febbraio 1909 vive in una famiglia cattolica, molto povera, insieme ad una sorella più piccola. Nel 1920 viene parte con uno dei famosi treni Kindertransport, che la portano in Olanda, a Leida, presso una famiglia affidataria con altri cinque figli. Nell’ottobre 1933 viene assunta come factotum presso l’Opekta: in effetti ha mansioni prevalentemente d’ufficio ma, all’inizio, deve anche tenere rapporti con la clientela cui spiega il modo corretto per preparare la marmellata. Il 16 luglio 1941 sposa Jan Gies. E’ la prima impiegata cui Otto Frank rivela l’intenzione di nascondersi. E’ la più attiva collaboratrice dei clandestini, fa di tutto, non solo la spesa, e il principale compito che si assume è quello di tenere alto l’animo dei suoi protetti, aggiornandoli sulle notizie provenienti dall’esterno e dedicandosi ad esaudire ogni loro necessità. Un vero angelo. Dal 1943, insieme al marito, nasconderanno nella propria casa un ragazzo ebreo. Dopo l’arresto dei clandestini, avendo capito che l’ufficiale responsabile era di origini austriache, facendo leva sullo spirito patriottico, si reca alla stazione di polizia per cercare di convincerlo a liberare gli otto protetti. E’ lei a trovare, con Bep, il Diario di Anne e a custodirlo fino al ritorno di Otto Frank. Nel 1950 ha un figlio e smette di lavorare nel’Opekta. In precedenza aveva accolto in casa sua lo stesso Otto Frank, distrutto dalla notizia della morte delle figlie e della moglie. Fino alla sua morte, avvenuta alla straordinaria età di 100 anni, l’11 gennaio 2010, ha sempre collaborato attivamente alle attività della Anne Frank Haus. JAN GIES Nato ad Amsterdam il 18 agosto del 1905 in una famiglia di cinque figli. SI sposa presto, nel 1928 e divorzia dodici anni dopo, nel 1940. Conosce Miep prima che inizia a lavorare nell’OPekta ed è lei stessa a presentare Jan ad Otto per il quale accetterà di partecipare alle sue due nuove società completamente ariane, sorte sulle ceneri dell’Opekta. Partecipa attivamente alla resistenza e alla vita dei clandestini. Sposa MIep il 16 luglio 941 invitando tutta la famiglia Frank, anche se Margot è a casa malata. Durante la cattura del 4 agosto riesce, avvertito da Miep, a non entrare negli uffici di Prinsengracht osservando dall’esterno le operazioni di arresto dei suoi amici. Muore il 26 gennaio 1993.