LE PAGINE BIANCHE DI ANNE FRANK

sabato 30 gennaio 2016

ANNE IMMAGINA IL RITORNO

Tratto da
Cara Kitty,
tu lo sai che il terrore e gli incubi qui si vivono e si affrontano quotidianamente, ma per quanto possibile cerco di non permettere che queste cose mi guastino il sonno. A volte, però, nonostante gli sforzi, i brutti pensieri non si lasciano scacciare via. Quello che mi aiuta di solito è la preghiera, la vicinanza di Margot e la quotidiana veglia ai miei pensieri. Adoro fantasticare sul mio ritorno a casa. Riesco talmente bene a immaginarmi la scena, sin nei minimi dettagli, che mi sembra quasi di essere lì. Sono già ritornata a Prinsengracht decine e decine di altre volte, percorrendo il sentiero emotivo che, partendo dal desiderio, ti conduce alla sorpresa e infine alla commozione…
L’ultimo tratto lo percorro in tram, lo stesso traballante trenino che ci aveva condotto dalla casa di detenzione di Weteringschans alla stazione. Tutto quello che c’è stato dopo, Westerbork, i terribili viaggi in treno, gli orrori di Auschwitz, tutto, tutto sembra essersi dissolto nel nulla. Mentre il tram procede lentamente, osservo la gente per strada e comincio a scorgere le sagome familiari delle case pendenti, i barconi nel canale, gli alberi e le aiuole fiorite. Il vento, i profumi, i gabbiani, il grande circo della natura che ci sta accompagnando, mi fa commuovere. La fermata è proprio sotto il campanile della Westerkerk, ma già dopo pochi passi sono costretta a sedermi su un muretto per aspettare che le gambe la smettano di tremare e la testa cessi di girare vorticosamente. Continuo a respirare l’aria pura e a tenere gli occhi chiusi, per la paura di rompere l’incantesimo. Svelta riprendo il cammino, con Margot che mi precede di qualche metro.
E’ metà mattina quando giungiamo al 263 di Prinsengracht, dopo aver coperto l’ultimo tratto a piedi e rimirando instancabilmente il familiare ponte sul canale. Tutto è tornato come prima. Ne sono successe di cose da quando ci hanno portato via e cioè da quel malaugurato 4 agosto del 1944, ma quello che più conta è aver finalmente riavuto la nostra libertà! Adesso ci fermiamo davanti alle 3 porte scure dell’Opekta. Busso, prima timidamente con le mani, quasi nel timore di non saper affrontare l’imminente, fortissima emozione. Poi torno a insistere più risoluta, con entrambi i pugni chiusi, mentre Margot spreme il piccolo campanello bianco. Abbiamo entrambe la tremarella, un grande nodo alla gola e il cuore che ci rimbomba dentro con vigore.
Ecco, sento dei passi giù per le scale, qualcuno sta venendo ad aprire. La riconosco subito, è Miep, uno dei nostri angeli protettori! Adesso siamo abbracciate forti l’una all’altra, quasi avvinghiate, mentre grosse lacrime di gioia bagnano i nostri volti…Restiamo ferme lì per un’eternità, finché, alle spalle di Miep, non compare un’altra sagoma familiare, che lentamente si è avvicinata in silenzio. Si ferma, ha gli occhi spalancati e le labbra appena dischiuse in un sorriso incredulo, le lacrime che gli rigano il viso. E’ Pim! E’ Pim! E’ nostro padre! Dopo, solo il buio e il suo abbraccio possente, il suo profumo delizioso, la sua amabile tenerezza. Tutto scompare, il tempo si ferma e torna indietro, annullando le distanze e cancellando come da una lavagna tutte le orrende vicende vissute fino a ieri. Poi è il turno di Margot che si lascia sommergere dall’affetto e trasportare da infinite emozioni che, giuriamo, nessuno ha mai vissuto così intensamente. Impossibile cercare di raccontarle o di descriverle!
Pim vorrebbe prenderci in braccio, ma si accorge della fragilità del nostro corpo, così ci cinge delicatamente con le braccia, accompagnandoci su per le ripide scale che conducono al suo ufficio. Tutto è rimasto uguale a come lo abbiamo lasciato. Ecco che arrivano anche gli altri amici del comitato di approvvigionamento: Kleiman e Kugler e con loro c’è anche Bep! E’ grande festa…tutti sono felici, piangono, applaudono, gridano…è un’ebbrezza da farci girare la testa. Nessuno ci pone domande, tutti vogliono solo esternare e condividere quest’emozione, l’immensa gioia del nostro ritorno! Mentre gioisco, c’è un’angoscia che mi prende dentro, un brutto presentimento forse, che m’impedisce di trovare il coraggio necessario per chiedere di Mams. La paura mi opprime e mi stringo forte a Pim, in un altro abbraccio senza respiro.
Siamo scortate, quasi come in una processione solenne, fin nell’ufficio privato, dove ci chiudiamo alle spalle i rumori, i festeggiamenti e tutto lo strazio vissuto in questi ultimi mesi. Mentre siamo seduti, ci guardiamo in silenzio negli occhi. Solo noi tre. Anche mio padre è molto dimagrito, ha delle occhiaie pronunciate, delle lesioni sul viso sicuramente meno profonde di quelle che ha nell’anima, segni evidenti che tradiscono, comunque, tutta la tensione e le preoccupazioni accumulate negli ultimi tre anni. A questo punto, le mie fantasticherie s’interrompono e mi addormento. Non sono mai riuscita ad andare oltre il momento in cui, tutti e tre, rimaniamo in attesa del seguito, cioè dell’istante in cui uno di noi, per primo, trova il coraggio di formulare con paura la fatidica domanda: “Notizie della mamma?” E forse, anzi no, sicuramente, è meglio così, meglio lasciare in sospeso, senza alcuna risposta, quel terribile interrogativo.
“Testo protetto da Copyright; ISBN : 9788891096326”
La mia lettera per Anne
Mercoledì 12 giugno 2015
Cara Annelies,
alla fine di questo libro non ho saputo rinunciare alla tentazione di scriverti anch'io una lettera. Sono trascorsi settant’anni da quel Sabato 20 giugno 1942, quando esprimesti i tuoi dubbi riguardo l’interesse che qualcuno, un domani, avrebbe potuto nutrire per le “confidenze di una ragazzina tredicenne”.
Ebbene, esattamente il 20 giugno 2012 -non un giorno di più- in seguito ad un incidente ho inaugurato anch’io il mio “Diario”.
«La carta è più paziente degli uomini» scrivesti, ed io “con tanta pazienza, lentamente, passo dopo passo”, sono arrivato a completare quella che considero un’Odissea, un’impresa tanto folle e impossibile, che presuntuosa! «Ecco gettate le basi della nostra amicizia», pensai! Scrivere di te è stato un piacere, oltre che un onore e un privilegio. Quanti, in tutta onestà, possono dire di aver avuto la stessa fortuna? Oppure, come diresti meglio tu: “Chi, in piena coscienza, potrebbe aspirare a tanto?”.
Non so quale sia stato il risultato finale, ma sappi che te lo offro come atto di amore e spero con tutto il cuore che potrai annoverarmi fra i tuoi milioni di ammiratori che si sono appassionati e che sono stati emotivamente coinvolti dalle vicende tue e della tua famiglia. Sono certo che avrai conservato la tua allegra risata con cui adesso continui ad allietare tutti gli angeli che ti stanno intorno. Purtroppo, dopo quello che è successo durante il secondo conflitto mondiale, in molti avrebbero pensato che dovesse giungere la fine dei tempi. Tuttavia siamo ancora qui, ma sembra proprio che il mondo non abbia per niente imparato la lezione! Guerre, odio, violenze, discriminazioni, sono sempre all'ordine del giorno, anche per quel che riguarda il tuo popolo!
Nonostante tutto, come anche tu ci hai insegnato, se una parte degli uomini è cattiva, il mondo resta comunque una creazione meravigliosa e basta alzare gli occhi al cielo, in una bella giornata di sole, ascoltare il vento e annusare il profumo dei fiori per gridare: “La vita è bella”!
Grazie, per aver lasciato "il mondo migliore di come lo hai trovato".
Semplicemente grazie.
Il tuo amico per sempre, Dario
“Testo protetto da Copyright; ISBN : 9788891096326”

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